PERUGIA – Non c’è neanche il tempo di gustarsi i trionfi di Umbria jazz. I numeri che hanno decretato, seppure in tempo di crisi, il successo del 40esimo compleanno della manifestazione, e Perugia ritorna a far notizia sui media nazionali. Il motivo non è tra i migliori. Si tratta della chiusura epidemica dei caffè storici.
Caffè storici che chiudono colpiti dalla crisi
La polemica A scatenare la polemica il docente universitario Ernesto Galli Della Loggia. Per alcuni lustri cattedratico a Perugia. Amante, lui come tanti perugini o forestieri di certe «buone tradizioni».
Tra queste la pasticceria caffetteria Sandri, in corso Vannucci. Una sorta di rito, come ce ne sono stati tanti altri, a seconda dello scandire dei tempi.
Sul Corriere della Sera uno degli opinionisti di punta del quotidiano di via Solferino, si è soffermato sulla chiusura dello storico Caffè. Che evidentemente lui conosceva bene, rammaricandosi per la chiusura; ma tratteggiando il destino di questa storica Pasticceria come il segno di un declino ben più vasto del perimetro della ditta.
AL via la polemica tra sindaco e giornalisti
Tra i destinatari del tratteggio dalla penna sottile c’è il sindaco del capoluogo perugino. Lo stesso che non gli ha risparmiato risposte piccanti e piccate. In uno dei passaggi dell’articolo, Della Loggia punta dritto alla responsabilità politica e dei politici; paragonando la chiusura di Sandri ai «cimiteri, ormai abbandonati o quasi. Del grande apparato industriale di un tempo». Come «Marghera, Mirafiori, Bagnoli, Sesto San Giovanni, Terni, l’Ilva». Stabilendo che insieme a questi «svanisce anche l’Italia moderna del Novecento. Agonizza quella cultura – il cinema – che per antonomasia ne accompagnò la straordinaria ascesa».
Svanisce l’Italia
E qui Della Loggia va dritto alla sua volontà di individuare quelli che a suo avviso sono i responsabili. – delle cento città, l’antica, degna Italia provinciale insieme ai luoghi simbolici della sua socialità.
Stravolta, come a Perugia e in mille altri luoghi, da politiche urbane demenziali. Dall’arroganza distruttrice di una «gente nova». Quasi sempre di origine politica o alla politica in mille modi collegata, abbandonata da una borghesia incolta e indifferente».
Il sindaco si difende
La risposta del sindaco Così Boccali.
«Me lo immagino il professore su qualche isoletta. Mentre con il suo tablet manda il suo pezzo pagato a peso d’oro; tirando fendenti e rasoiate alla politica e a chi la rappresenta. Chiude Sandri e di chi è la colpa? Del sindaco naturalmente. Perché il centro storico non è più quello che lui frequentava venti e passa anni fa.
Chiudono i negozi che lui frequentava, ma il professore si è accorto che il mondo cambia con una rapidità impressionante. Che cambiano i gusti della gente. Dal modo di mangiare a quello di vestire, di bere. Sarebbe troppo bello se certi cambiamenti fossero lenti. Ma dobbiamo confrontarci con ciò che avviene non con ciò che non vorremmo accedesse.
Il professore della storia di Sandri dice banalità
Le ragioni della crisi non sono legate al centro storico. Ma a motivi personali. Al fatto che quella azienda faceva business con i catering, i matrimoni, gli eventi lontani dal centro. Invito Galli Della Loggia a venire a Perugia, vedrà. Vedrà che si, hanno chiuso degli esercizi commerciali, ma altri ne sono stati aperti. Ad esempio due bar in via Mazzini. Non hanno gli stessi prodotti di Sandri. Ma i giovani vogliono altro».