MILANO – Italiani brava gente. Ma con la crisi anche il resto dell’Europa si riscopre dal cuore un po’ più tenero. Un’usanza tutta italiana, anzi meglio, partenopea, sta conquistando i cugini d’Oltralpe. È quella del caffè sospeso.
Celebrata come filosofia di vita da Luciano De Crescenzo, il sospeso è, per dirla con le parole dello scrittore napoletano, un «caffè offerto al resto del mondo».
Caffè sospeso: una tradizione del dopoguerra
Non è una tradizione antichissima. È comparsa a Napoli nel secondo Dopoguerra. In una città vessata dalle difficoltà economiche, dove non tutti potevano permettersi un caffè.
Chi invece poteva, spesso ne ordinava uno e ne pagava due. Il secondo era per qualcuno meno fortunato di lui. Allora capitava spesso che qualcuno affacciandosi all’ingresso di un bar chiedesse: «C’è un sospeso?» per godersi una tazza di caffè anche con pochi centesimi in tasca.
Un’usanza che si è rilevata utile
Non sarà un caso che sia tornata in voga in questo periodo. In una fase recessiva della nostra economia che gli esperti spesso paragonano a quella dei mesi successivi al secondo conflitto mondiale.
Così in Europa ma anche in Italia, sono tanti i rimedi messi sul ‘piatto’ in tempo di crisi come già raccontato da Lettera43.it.
Da Londra a Parigi, la moda ha contagiato le metropoli
Ma oggi anche nei bar di Parigi, di Londra o di Stoccolma succede qualcosa di simile. E si può chiedere un caffè sospeso in diverse lingue. Café suspendu in francese, mentre in inglese diventa Suspended coffee.
Conquistata anche la Svezia
Ancora, meno facile per noi, Uppskjuten in svedese. Ma la sostanza non cambia.
L’Europa della crisi è un po’ più napoletana. Di quella Napoli che De Crescenzo in Così parlò Bellavista inseriva tra i popoli d’amore del Mediterraneo, diversi per spirito e tempra dai popoli di libertà del Nord.
Le pagine di Facebook
Proprio nella poco mediterranea Dublino è stata creata a marzo una Fanpage su Facebook. Si chiama Suspended coffee e in poche settimane è diventata una comunità di 80 mila persone sparse nel mondo.
L’ha fondata John Sweeney, 28 anni, idraulico
Raccoglie le storie di caffè sospesi che arrivano dal mondo. «Sono rimasto impressionato da questa tradizione napoletana», ha raccontato a Lettera43.it.
«Un gesto di solidarietà spontanea verso qualcuno che non conosci e che probabilmente non conoscerai mai».
Dai social al bancone
Oggi le storie arrivano da tutte le parti del mondo. Su quale sia il Paese più ‘attivo’ Sweeney non ha dubbi: «L’Australia», dice. «Ma il gesto di pagare il caffè a qualcun altro è diffuso un po’ ovunque».
Un fenomeno globale, assicura Sweeney. Che dalla sua Fanpage ne monitora la diffusione. Fenomeno che ora acquistato dimensioni ‘virali’ proprio grazie alla Rete.
Gesto di solidarietà o moda passeggera poco importa. Un caffè non si rifiuta a nessuno. Nemmeno se a indurci ad offrirlo è un like su Facebook.
Fonte: lettera 43