MILANO – Il 10 dicembre si è festeggiata la giornata dedicata al rito napoletano del caffè sospeso. L’idea di questa celebrazione è nata nel 2010 con la creazione della Rete del Caffè Sospeso, un insieme di associazioni la cui filosofia è radicata nell’altruismo di questa tradizione.
Le tradizione del caffè sospeso
Prendendo come riferimento le parole dello scrittore Riccardo Pazzaglia, il rito napoletano è nato in origine ai litigi che scoppiavano al momento di pagare il caffè tra gruppi di amici al bar. Alcuni, mossi dall’indecisione, finivano per pagare un caffè che non era stato bevuto.
Quando ciò accadeva, nessuno si sognava di richiedere il denaro indietro ma lasciava il caffè come offerta per uno sconosciuto.
La giornata è stata protagonista di più di un’evento dedicato alla solidarietà, come l’appello lanciato dall’Eco dello Jonio, giornale calabrese, ai circoli del territorio della Sibaritide-Pollino di offrire non solo un caffè sospeso ma una vera e propria colazione per chiunque ne avesse avuto bisogno.
Non a caso quest’usanza si celebra proprio nella Giornata mondiale dei diritti umani. Il gesto rappresenta molto più di un caffè.
Come ha affermato Maurizio Del Bufalo, coordinatore del Festival del cinema dei Diritti umani di Napoli e uno dei fondatori della Rete del Caffè Sospeso, alla fine della seconda guerra mondiale non era presenti molti beni di consumo.
Decine di persone sono riuscite a sfuggire alla fame grazie alla generosità e al dono di altri. Per questo il caffè sospeso non è solo sinonimo di solidarietà ma anche di umanità.