VENEZIA – La situazione è diventata ormai insostenibile per molti gestori che a fronte delle perdite subite durante il primo lockdown, ora vedono di nuovo riaffacciarsi lo stesso fantasma a chiedere il conto. Le spese degli affitti, del personale e delle utenze non sono più sostenibili neppure per il Gran Caffè Quadri, prestigioso locale di Piazza San Marco che sceglie di abbassare le serrande sino al prossimo anno. Leggiamo i dettagli dal sito online-news.it.
Caffè Quadri si arrende al virus
In Piazza San Marco si spengono prestigiose vetrine (Venini, per dirne una, ma non solo) e chi resta e resiste si dibatte fra incassi crollati del 70 per cento, e costi fissi esorbitanti. I caffè storici, vere istituzioni della Serenissima sono in difficoltà, Il Caffè Quadri chiude con la prospettiva di riaprire, forse, a gennaio.
Il patron è Raffaele Alajmo, ceo dell’omonimo gruppo che con i suoi dieci ristoranti fra Italia, Parigi e Marocco è sul podio della classifica dei fatturati per quanto riguarda le aziende di alta ristorazione in Italia. A Venezia, Alajmo vuol dire oltre allo storico Gran Caffè Quadri, che comprende il bar e due ristoranti, affacciati su Piazza San Marco anche Amo, all’interno del T-Fondaco dei Tedeschi a Rialto.
Chiede la conferma delle agevolazioni concesse dal sindaco Brugnaro fin qui e un regolamento fatto per salvaguardare il decoro della piazza
«Per garantire i nostri dipendenti nel periodo invernale stiamo lavorando per ripetere in una località di montagna l’esperienza di successo della Hosteria in Certosa, (l’isola all’entrata della laguna, ndr) – dice al Gazzettino, il maggior quotidiano di Venezia -. Dovremmo firmare a giorni un impegno per quattro mesi. Sperando che non precipiti la situazione e non chiudano anche lì, perché a quel punto non so chi ci potrebbe salvare e dovrò lasciare a casa gran parte del personale per sei mesi».