giovedì 19 Dicembre 2024
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Caffè, prezzemolo e cannella: la plastica del futuro è vegetale

La novità presentata ad Expo dall’Istituto Italiano di Tecnologia. Un’opportunità anche per un nuovo made in Italy

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di STEFANO RIZZATO*
I tappi dell’olio e le scatole di biscotti. Le capsule per il caffè e le nuove bottiglie in PET. La sfida per la sostenibilità legata al cibo si sposta dal contenuto ai contenitori. O meglio: trova nuove priorità e nuove strade, anche sorprendenti, per ridurre l’impatto ambientale di quello che mangiamo.

L’era del riciclo non è finita, ma si è evoluta in qualcosa di nuovo. Un mondo fatto di plastiche bio e supertecnologiche, create in laboratorio a partire da scarti vegetali, che altrimenti andrebbero smaltiti. Non è più una frontiera lontana: sono le confezioni che vedremo presto sugli scaffali del supermercato.

Plastica smart e a chilometro zero
Il principio di fondo è proprio questo: usare pacchetti e sacchetti riciclabili, buoni per la raccolta differenziata, non è più abbastanza. Bisogna pensare al prima e non solo al dopo.

E cosi è nata negli anni la caccia a nuovi materiali e processi, per togliere di mezzo prima di tutto gli idrocarburi “cattivi”. E smettere di produrre plastica – riciclabile quanto si vuole – a partire dal petrolio.

La soluzione? Farla con caffè, prezzemolo e cannella. Pare fantascienza, ma è il risultato del lavoro sui materiali “smart” che gli scienziati dell’IIT – Istituto Italiano di Tecnologia – hanno realizzato sulle colline vicino Genova.

A guidarli è Athanassia Athanassiou. Che ci anticipa quello che domani sarà presentato ad Expo 2015, a Milano: “In Europa produciamo circa 28 milioni di tonnelate di scarti vegetali, circa il dieci per cento di quelli globali. Ora li possiamo riutilizzare, facendo plastica a chilometro zero e di origine controllata”.

Malleabile e versatile
Caffè, prezzemolo e cannella sono solo i pionieri scelti all’IIT per il nuovo mondo che si sta spalancando. Ma il principio si può applicare a qualunque coltura, per tutto ciò che resta su un campo dopo il raccolto. Il trattamento è complesso e prevede una sorta di impasto tra i residui vegetali da una parte e solventi o polimeri biocompatibili dall’altra. Il risultato è un materiale malleabile e versatile, del tutto simile alla plastica derivata oggi dal petrolio.

“Ma in questo caso completamente biodegradabile”, precisa Athanassiou. “Non solo: a seconda del vegetale che viene usato e dalle nanoparticelle con cui lo si arricchisce, si possono ottenere plastiche con particolari proprietà. Antiossidanti oppure antibatteriche. E pure in grado di cambiare colore e fragranza ad ogni stagione”.

Nuovi made in Italy crescono
Prima o poi, c’è da giurarci, arriveremo a impacchettare il cibo in confezioni commestibili. Intanto quella che si apre è una prospettiva molto interessante anche per il made in Italy.

Il nostro è un Paese dove si coltiva ancora tanto e – anche dal riso, per fare un esempio – potrebbe nascere una filiera che unisce tradizione e innovazione, terra e laboratori. La nuova plastica smart si può applicare a tanti altri usi non legati al cibo, dai tappetini per i mouse fino ai giocattoli.

Costa di più: 6/7 euro al chilo contro un chilo della plastica normale. Ma ha un valore ecologico che basta eccome a compensare.

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