SIRACUSA – Un giorno incontrai una persona che faceva il caffè girando il ferro da stiro e ponendovi sopra la Moka. Al raggiungimento della temperatura il caffè usciva. Qualche mese dopo, a duemila chilometri di distanza in trovai un’altra persona che faceva il caffè con il ferro da stiro. Non usava una Moka ma un Ibrik per il caffè turco.
Caffè: tanti sono i modi di prepararlo
Una differenza che arricchisce la connotazione geografico-culturale. Ne svela l’uso della stessa pratica a molti chilometri di distanza.
Questa connessione inaspettata ha influenzato gli ultimi anni della mia ricerca sul Low Cost Design. Mi ha spinto ad analizzare oggetti e comportamenti. Questi andavano oltre il concetto di forma per il design e oltre quello di identità per la sociologia. Alla fine l’ho qualificata come “creatività spontanea”.
Il database della creatività spontanea
Con l’aiuto di tante persone abbiamo creato un database della creatività. Al di fuori delle regole del mondo aziendale e professionale. Fatto di esempi che vanno dalla progettazione alla sociologia del territorio; passando attraverso la storia dei luoghi e delle persone che attraversa.
Una banca dati costituita prevalentemente da immagini. Una sorta di dizionario visuale. Migliaia di esempi sul cambio d’uso degli oggetti e del territorio. Tutto, attraverso l’azione dei suoi abitanti.
Alla caccia di abitudini creative
Questi gesti hanno svelato molte connessioni inaspettate che permettevano di cambiare il punto di vista. Spesso erano riconducibili agli stessi valori. Solitamente erano connessioni emotivamente interessanti. Permettevano di respirare universalità. Spesso avevano una radice creativa. Invocavano capacità di sintesi, abilità visionaria e capacità poetica. Capacità di visualizzazione, humour, flessibilità. In fondo raccontano una storia che colpisce tutti coloro che vivono la vita con passione, curiosità e voglia di fare.
Oltre a una dozzina di modalità diverse per preparare il caffè senza fiamme
Abbiamo trovato centinaia di casi studio. Dai palloni da calcio usati come galleggianti per le reti da pesca. Maschere da sub utilizzate per proteggere gli occhi mentre si tagliano le cipolle nei ristoranti. Pezzetti di rame nei vasi per i fiori dei cimiteri utili ad evitare la schiusa delle uova di zanzara. Radiografie usate per aprire la porta di casa quando si rimane fuori. Sistemi anti-russamento con palline di gommapiuma cucite al pigiama… e centinaia di altre progettazioni ricche di connessioni in ogni direzione.
Elementi semplici per sistemi complessi
Una tra le più ricche in termini di connessioni partiva da una mollica. Arrivava ai criteri di selezione naturale delle specie con estrema semplicità. Un pezzetto di pane posto all’interno di una reticella gialla. (quella che di solito avvolge i limoni al supermercato). Attaccata ai fili per stendere il bucato di un balcone.
Questo curioso manufatto consentiva di cibare solo i piccoli volatili (attraverso i buchi della reticella). Escludeva gabbiani e piccioni. Perchè non mangiano in volo e poi perché aggrappandosi il loro peso li capovolgerebbe; rendendogli impossibile mangiare a testa in giù… per gli uccellini invece nessun problema.
Ma non solo, svela considerazioni più complesse: permette di intervenire sulla selezione naturale delle specie ritenute più “dannose e in sovrannumero” in un determinato ambiente favorendo la riproduzione di altre specie e la selezione dei volatili.
In poche parole, un oggetto che costa meno di un centesimo, progettato da un inventore senza nome, può interferire con i meccanismi di riproduzione di una specie urbana e magari favorire il risparmio dei costi di manutenzione di una città.
Daniele Pario Perra
*Artista relazionale