MILANO – Una grande festa di famiglia, per oltre 250 invitati: clienti, dipendenti, collaboratori, agenti. E tantissimi amici. Così è stata la festa di compleanno di Caffè Ottolina, la torrefazione milanese con propaggini e clienti in 15 Paesi, che ha lo stabilimento in Via Decemviri 20/24.
Mattatore, filo conduttore e memoria storica della giornata è stato Remo Ottolina. Che la mattina ha aperto l’evento e, nel pomeriggio, ha tenuto banco dal palco con i suoi ricordi neppure sollecitato dalla narratrice Barbara Carbone, amministratore delegato delle Trenta editore.
E se la mattina Ottolina, telegrafico, si è trattenuto nel pomeriggio è stato un fiume di parole incontenibile, nonostante il tempi stretti previsti. Una mattinata molto intensa segnata da uno spettacolare show cooking come vanno di moda oggi con tanto di gara vinta dallo chef Luca Malacrida – gli altri chef erano Cinzia Fumagalli e Liborio Genovese – con una ricetta al caffè, Cannolo di fonio e caffè farcito con baccalà mantecato al ghi su vellutata di piselli e menta. Poi è stata premiata Francesca Randisi, la studentessa che ha ideato il grembiule da caffetteria giudicato più interessante dall’apposita giuria.
Poi ha preso il microfono il cavalier Remo Ottolina: “La vita è passata accarezzando i chicchi di caffè. Ma c’è ancora molto da fare. Questo settore è molto esigente. Qualcosa è rimasto come una volta ma tanto è cambiato. Per esempio la commercializzazione del torrefatto che è diventata un mondo nuovo, un mondo a parte”.
Ottolina ha ricordato il libro cui ha collaborato di recente
Si tratta del manuale di conversazione del caffè firmato da Marzia Viotti, che ha fatto parte dell’Aicaf con la prefazione del cavaliere. “Io faccio un buon caffè – ha spiegato Ottolina – ma mi sono accorto con gli anni che i baristi non erano tutti all’altezza. Serviva un manuale perchè l’espresso è un prodotto che va curato nei minimi particolari”.
Poi, dopo un pranzo goloso e festoso di livello, il pomeriggio in musica che ha fatto da colonna sonora del racconto del cavaliere Ottolina dei suoi figli e dei suoi più stretti collaboratori, sul passato e il presente.
Il racconto delle generazioni che hanno determinato il successo di Caffè Ottolina, un’azienda che ora può celebrare 70 anni di attività, nel nome della qualità e del lavoro sul campo. Le voci che hanno narrato i tanti episodi significativi di questa impresa familiare, raccolte per gli amanti del caffè che vogliono conoscere un po’ della storia di una torrefazione che si è distinta nel tempo.
Caffè Ottolina, insieme, a tutto caffè da 70 anni
Attacca Ottolina: “Individuai subito il problema dei baristi che avevano parecchie difficoltà ad acquistare le macchine del caffè. In quel momento, qualcuno si ricorderà, esisteva la Faema E61. Ebbi l’onore e la fortuna di incontrare il direttore commerciale di Faema che mi mise a disposizione il suo lotto commerciale macchine. Le aveva comprate lui. Faema è stato anche il mio vicino di casa. Il primo cliente è stato Matteoni di Piazza Cinque giornate. E questo per quanto riguarda quella che è stata la parte più che altro commerciale. Dopo di ché, dopo essermi sposato nel ’66, ho cominciato a lavorare ancora di più e allora ho iniziato a viaggiare con una familiare per fare le consegne. Avevo un giro più ampio di vendita di caffè.”
C’era una volta la Faema E61
Prosegue il cavalier Remo: “La Faema E61, che noi abbiamo ancora nei nostri magazzini in due esemplari, all’epoca costava 625 mila lire. Una macchina che rappresentava quindi un grande investimento. Ma era la prima per preparare espresso con la pompa. Ma non è stato solo questa la novità.
Un altro cambio epocale è stato il trasferimento da Via Piero della Francesca, avvenuto durante un momento difficile, ovvero crollo nervoso di mio padre Giulio. Proprio allora, l’azienda si spostò in via Gallina. Mentre prestavo il servizio militare, la nostra azienda non andava bene, perché mancava un direttore. Poi si è un po’ ripresa la situazione in mano e le vendite sono ripartite.”
L’azienda Ottolina parte dalle origini del caffè
Quindi dalla materia prima e dal funzionamento dell’azienda. A partire proprio dalla vendita di questo prodotto per farlo poi conoscere al barista.
Riprende Ottolina: “E’ naturale che la conoscenza della bevanda dev’esserci. Grazie a delle aziende con cui abbiamo collaborato, io ho visitato i Paesi produttori. Poi è entrata in azienda anche mia sorella, da quando c’era ancora l’officina di famiglia. Ma dava sempre una mano per vendere i nostri prodotti. Sonia è sempre stata con me soprattutto per l’amministrazione e la contabilità. Lei è stata una colonna portante della torrefazione.”
Gli anni ’60: come si imparava a girare il caffè
In via Gallina la torrefazione, che in realtà era uno sgabuzzino in cui si iniziava a produrre caffè, era diventato uno spazio troppo piccolo. Il Signor Remo aveva sempre più clienti e c’era bisogno di più personale e di un locale più ampio.
Siamo negli anni ‘&0, in un passaggio complicato che ha visto un’impresa piccola famigliare trasformarsi in una più grande. Oggi ci sono ancora alcuni dei dipendenti che hanno vissuto tutte le fasi dell’azienda, compresa quella di via Gallina.
Uno in particolare: Pasquarelli
Un po’ la colonna portante dell’azienda, che ha appreso il mestiere da Giulio e poi l’ha tramandato a sua volta. Gabriele Pasquarelli faceva il torrefattore, il primo addetto alla torrefattrice dell’azienda che non era della famiglia. Lui ha iniziato a lavorare con il fondatore Giulio Ottolina.
Ma come era il signor Giulio?
Spiega Pasqualetti, emozionato con il microfono: “Una persona molto importante. Per me è stato il primo maestro che mi ha insegnato tante cose. Per citarne una piccola: una volta mi è capitato di mischiare due tostate. Una era quasi cotta e l’altra era appena iniziato. Dividerlo ormai era impossibile. Allora, con il Signor Giulio abbiamo pensato di dividerle in tre tostate, per andare alla pari.”
Chi lo ha affiancato: Francesco Accardi
E’ stato capo ispettore della Torrefazione Ottolina fino al momento della pensione. Ma continua ancora oggi a supportare l’azienda. Controllava i numeri all’epoca e poi ha sempre tenuto d’occhio la qualità.
Dice Accardi: “Ottolina è sempre stata una torrefazione riconosciuta a Milano per la qualità del suo caffè. Continuiamo ancora su questa linea, perché è la sola possibile per ottenere ottimi risultati.”
Ottolina è un marchio legato a Milano
Un’azienda fortemente radicata nel territorio milanese. A Milano l’importanza della qualità del prodotto che andava proposto nei locali, non è mai mancata. In settantanni di storia, un caso raro e notevole.
Riprende Ottolina: “Oggi mi viene in mente che il caffè è stato la parte della vita migliore. E’ stata questa azienda, come una famiglia.”
I clienti storici:
“Sono qui presenti quelli che poi negli anni sono diventati amici, persone di famiglia. Che fa sempre piacere andare a trovare nei locali.”