MILANO – Il caffè napoletano è in corsa per esser riconosciuto come bene immateriale dall’Unesco, esattamente come il caffè espresso italiano tradizionale (ma questa è un’altra storia, per altro piuttosto vasta). Questo a testimonianza del fatto che parliamo di una bevanda che è molto più della semplice medicina ingurgitata di fretta al bancone: qua raccontiamo un rito, una tradizione, un fattore culturale caratteristico della città. Esploriamone la complessità da un articolo che abbiamo trovato su facebook.
Caffè napoletano: un tratto culturale eterno
Il caffè a Napoli è un’unità di misura dell’esperienza e dell’età. In questa città è la prima cosa che i genitori ti insegnano a fare quando diventi abbastanza alto per raggiungere i fornelli. Il bambino medio napoletano, come prima parola, non dice “mamma”, dice “machinett'”.
Il caffè napoletano è didattica
Che poi tutti abbiamo quello zio che, per abbabbiarti, diceva sempre :” fall tu, che o ffaj meglio”. E tu ti sentivi il masto bambino del caffè, quando in realtà tuo zio s’ rumpev e pall e ti menava a tte in mezzo.
È gratificazione e responsabilità
Quando entravi nella pre-adolescenza invitavi gli amici a casa dicendo:” vieni, ci facciamo il caffè di nascosto come i grandi” e si presentavano a casa in quattordici, ‘manco fosse il rave party del secolo.
È ribellione e amicizia
Ma la svolta vera viene quando tua mamma ti inizia a portare il caffè a prima mattina, per farti sosere. E sentivi di essere entrato nel circolo dei grandi, nella tavola rotonda dei potenti. Neanche il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, che già ti trovavi al bar a prenderti il caffè con il primo guaglioncello della vita. Perché il caffè napoletano è sopratutto posteggia, conquista.
Quando sei adulto e ti sposi, il caffè regola i rapporti di potere. Se tua moglie si alza prima di te e ti fa il caffè è una buona moglie, sennò nun è bbon e tu stai sotto al pacchero. Se è l’uomo che si alza per fare il caffè alla moglie, quasi sicuramente la ama moltissimo. O non vede l’ora di uscire di casa.
In ogni caso, che tu sia bambino o adulto, la regola da seguire è unica: si o saj fa, fallo. Si nun o saj fa’, mparati.