MILANO – Novità importanti per l’azienda calabrese Caffè Mauro che, per la prima volta, è andata oltre i 20 milioni di fatturato. Un grande traguardo, raggiunto attraverso una semplice quanto efficace idea: la creazione di una catena di caffetterie all’insegna della qualità dell’offerta. Ecco il progetto dettagliato dall’articolo su Affari & Finanza di Anna Dichiarante.
Caffè Mauro: il recupero dei locali storici
L’idea è di comprare, riqualificare e creare una serie di caffetterie dove campeggi il brand Caffè Mauro, recuperando dei locali storici e malridotti.
Il bar del porto era in voga all’ epoca della dolce vita, poi i fasti sono finiti. Oggi nel locale sul molo di Porto Ercole sono in corso lavori di ristrutturazione: mobili in mogano, dettagli in ottone, maioliche bianche e blu. A breve si riapre.
A immaginare il rilancio di questa vecchia gloria dell’ Argentario è stato Fabrizio Capua, presidente e amministratore delegato di Caffè Mauro
Dopo aver risanato l’ azienda calabrese, che nel 2018 ha superato per la prima volta i 20 milioni di euro di fatturato, Capua punta ora sulla promozione del marchio e della sua filosofia.
«Adoro lo stile degli anni 60 e ho iniziato a cercare quei locali storici malridotti o chiusi.» Così ha spiegato. L’ idea è di comprarli, riqualificarli e creare una catena di caffetterie; gestite da un’ apposita società, dove campeggi il brand Caffè Mauro. Pur dovendo concorrere con giganti come Lavazza, l’ azienda figura tra i primi undici produttori nazionali. Davide non teme Golia. E progetta di aprire un flagship store a Milano entro il 2020.
Nessuna sfida a Starbucks
Il colosso con cui lo stabilimento di Villa San Giovanni – cittadina vicino a Reggio Calabria – non può competere con i numeri. Ma da cui prende spunto, mantenendo come parole d’ ordine qualità e caratterizzazione. «Mi sono ispirato in particolare alle Reserve roastery », continua Capua.
Per il negozio milanese, cioè, l’ imprenditore pensa a un bar-torrefazione «dove vivere un’ esperienza come se si entrasse in fabbrica. Perché i materiali utilizzati saranno gli stessi della fabbrica, mentre il cliente sarà accompagnato in un racconto delle fasi produttive e dei macchinari».
La scelta della location ricadrà su uno dei luoghi più affollati del centro
Per intercettare persone di provenienza geografica e sociale diversa. E il passo successivo potrebbe essere un franchising all’ estero. Era il 1949 quando Demetrio Mauro installò una macchina torrefattrice in un magazzino di Reggio Calabria; negli anni 50, l’ azienda fu la prima in Italia a vendere caffè confezionato. Poi, nel 2000, l’ inizio della crisi. Così, la storia di Caffè Mauro si è incrociata con quella del conterraneo Capua.
Dal 1884 la sua famiglia è nota per l’ attività di estrazione degli oli essenziali dal bergamotto per conto di importanti industrie di profumi
Con il succedersi delle generazioni, la produzione si è sviluppata e ramificata nel settore delle bevande. Grazie all’ affiliazione commerciale con Coca-Cola Company. Quella dei Capua è diventata la seconda società di imbottigliamento della bibita nel Paese.
Fabrizio ha raccolto l’ eredità dell’ azienda fino al 2008, quando ha deciso di cedere alla multinazionale Coca-Cola Hellenic e di fondare la holding Independent Investments.
Sempre nel 2008, tramite la nuova società, Capua ha rilevato Caffè Mauro
«Mi ha spinto la volontà di sostenere una realtà storica della mia terra». È allora partita una ristrutturazione industriale, amministrativa e di marketing. E si sono susseguiti tre accordi con le banche per rinegoziare il debito da 20 milioni di euro. Che nel 2018 è stato riportato a livelli di normalità con una riduzione totale del 70%.
«Ho evitato di ricorrere al fallimento – prosegue l’ ad – e ho pagato per intero i fornitori; garantendo così materie prime e buona reputazione all’ azienda. Purtroppo ho dovuto usufruire della mobilità per ridurre il personale, in quel momento i rapporti con il territorio sono stati difficili».
Sostenibilità, rispetto dei diritti sindacali e ricerca sono i pilastri di Caffè Mauro
«Per questo – spiega Capua – abbiamo creato l’ Accademia per formare personale e consumatori e abbiamo investito sulla peculiarità originaria del marchio, la tostatura lenta del caffè. È un tipo di lavorazione costoso. Ma rispecchia quel modo italiano di fare bene le cose così apprezzato nel mondo».
Infatti, l’ azienda mira a passare dal 43 al 50% del volume di vendite all’ estero,
Aggiungendo Usa, Medio Oriente, Cina e Russia ai 60 paesi in cui è presente. Anche in Italia, grazie all’ ingresso nella grande distribuzione e nei supermercati di prossimità, Caffè Mauro sta allargando il mercato. Resta da sviluppare la quota dell’ e-commerce, portandola al 5-6% (ora è sotto l’ 1). E qui aiuteranno sia il commercio delle capsule compatibili sia le forme di comunicazione digitale.