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mercoledì 02 Aprile 2025
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Caffè, il metodo di preparazione influisce sui livelli di colesterolo: “L’espresso è tra i meno salutari”, lo hanno scoperto all’Università di Uppsala

In contesti lavorativi, dove il consumo di caffè è frequente, la preferenza per il caffè filtrato potrebbe rappresentare una scelta più sicura per la salute cardiovascolare nel lungo termine

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Una nuova ricerca della Uppsala University in Svezia ha scoperto che alcuni metodi di preparazione del caffè possono aumentare le concentrazioni di diterpeni, composti naturali associati a un aumento dei livelli di colesterolo cattivo. Il caffè non filtrato è risultato tra i metodi peggiori di preparazione. Leggiamo di seguito l’articolo pubblicato sul portale d’informazione Nutrition Foundation of Italy.

Lo studio

MILANO – Il consumo di caffè è un’abitudine diffusa, soprattutto nei luoghi di lavoro, dove la presenza di distributori automatici favorisce un accesso costante alla bevanda. È tuttavia importante tenere presente che il metodo di preparazione del caffè influisce sulla sua composizione e, in particolare, sulla presenza di diterpeni, come il cafestolo e il caveolo, ad azione ipercolesterolemizzante.

Il caffè non filtrato, probabilmente per il più elevato contenuto di questi composti, aumenta infatti i livelli plasmatici del colesterolo LDL, un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.

Questo studio svedese intendeva confrontare il contenuto di diterpeni nel caffè prodotto da differenti tipologie di macchine presenti in quattro strutture sanitarie del sud della Svezia con la bevanda ottenuta con diverse modalità di preparazione di tipo domestico, in volumi comparabili.

I campioni di caffè raccolti da distributori che utilizzano chicchi interi o macinati (“brewing”) dotati di filtro metallico, presentavano concentrazioni medie di cafestolo e caveolo di 176 mg/L e 142 mg/L rispettivamente, più elevate rispetto al caffè preparato in laboratorio per filtrazione su carta, che conteneva solo 12 mg/L di cafestolo e 8 mg/L di caveolo. Livelli bassi sono stati rilevati anche nel caffè ottenuto da macchine “liquid-model”, che utilizzano un concentrato liquido di caffè (solitamente già filtrato) miscelato con acqua, con una media di 8 mg/L di cafestolo e 7 mg/L di caveolo. La bevanda ottenuta per ebollizione (una modalità diffusa nei paesi scandinavi, ma poco impiegata altrove) registrava, invece, i valori più alti: in media, 939 mg/L di cafestolo e 678 mg/L di caveolo, mentre livelli intermedi sono stati determinati nel caffè preparato con la caffettiera a stantuffo o French press o con il percolatore, rispettivamente circa 87 mg/L e 91 mg/L per il cafestolo. L’analisi dell’espresso ha mostrato una grande variabilità dei dati, non facilmente spiegabile.

Gli autori hanno poi cercato di stimare gli effetti del consumo regolare di tre tazze al giorno delle diverse tipologie di caffè sui livelli di colesterolo circolante; quello da distributori che utilizzando caffè fresco potrebbe aumentare il colesterolo LDL di 0,58 mmol/L, con un incremento teorico del rischio relativo di malattie cardiovascolari del 13% in 5 anni e del 36% in 40 anni.

Sebbene il caffè sia generalmente associato a benefici per la salute, l’elevata presenza di diterpeni in alcune preparazioni potrebbe quindi costituire un fattore di rischio non trascurabile per consumatori abituali.

In contesti lavorativi, dove il consumo di caffè è frequente, la preferenza per il caffè filtrato potrebbe rappresentare una scelta più sicura per la salute cardiovascolare nel lungo termine.

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