ROMA – Continua ancora la vicenda che vede contrapposti l’Ospedale Israelitico e il Caffè Greco: il primo si ritiene danneggiato economicamente dall’attuale canone d’affitto, il secondo invece si oppone ad un eventuale aumento. Una questione delicata, considerato che gli interni dello storico locale della Capitale sono un bene culturale ed indivisibile che, difficilmente, possono esser gettati fuori dal “proprietario delle mura”. Come andrà a finire? Intanto noi riportiamo la comunicazione ufficiale divulgata dalla stessa caffetteria.
Caffè Greco dice no a un prezzo più alto
Caffè Greco replica all’Ospedale Israelitico: “in via Condotti ci sono due comproprietari con un vincolo dei Beni culturali.
Basta fare confusione.
Se si vuole il dialogo siamo pronti”.
In questo anno difficile di pandemia l’Antico Caffè Greco di via Condotti, unico punto di incontro nella strada dei grandi brand di Roma, ha continuato a essere anche un luogo di cultura e di speranza; producendo, nel pieno rispetto delle norme sanitarie, eventi di moda, musica, cinema e mettendo online la sua preziosa collezione d’arte per renderla fruibile a tutti i cittadini. Non stupisce che, in un contesto di crisi difficile, qualcuno voglia approfittare per operazioni speculative o colpi di mano nel cuore della capitale.
Nel merito del contenzioso con la proprietà immobiliare delle mura, che fa capo all’Ospedale israelitico, vanno chiariti due aspetti importanti:
Il primo riguarda, appunto, la proprietà. Non esiste un proprietario dell’immobile e un “gestore” o “affittuario”. Esiste, come certificato da diversi pronunciamenti, un proprietario delle mura e un proprietario della licenza di esercizio con tutti gli annessi, che si chiama Antico Caffè Greco S.r.l. ed a cui fanno capo gli arredi, le opere d’arte, i cimeli storici e la storica attività di pubblico ritrovo.
Il secondo punto riguarda il vincolo dei beni culturali. L’Antico Caffè Greco è riconosciuto locale storico ed è soggetto, dal 1953, a un vincolo del Ministero dei Beni Culturali (rafforzato nel 1954,) che fa del Caffè Greco un “unico bene culturale e indivisibile” che ha due comproprietari, titolari entrambi di diritti reali su di esso. Il vincolo è stato confermato da una sentenza del TAR del 2011 in seguito ad una richiesta di rimozione da parte dell’Ospedale Israelitico di Roma. Dopo tale pronuncia ci è stato intimato lo sfratto per fine locazione e ci siamo opposti. Come Caffè Greco srl, proprietaria dell’azienda e dell’insieme dell’attività, abbiamo sempre fatto presente la mancata disponibilità a un confronto da parte dell’Ospedale israelitico il quale non ha mai quantificato una richiesta specifica preferendo il contenzioso giudiziario.
Il Tribunale di Roma, nel novembre del 2017, ha convalidato lo sfratto, ma lo ha subordinato all’autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali come prevede la legge per i casi in cui sono in vigore vincoli. Autorizzazione sino ad oggi mai concessa, in quanto farebbe venir meno il vincolo apposto dallo stesso Ministero.
Detto questo riteniamo sia giunto il momento di smettere di fare confusione e porre fine a una polemica strumentale che va avanti da anni e si è trasferita nelle aule dei tribunali: se l’Ospedale Israelitico vuole avviare un tavolo di confronto lo faccia alla luce del sole; se si vuole il dialogo siamo disponibili, se si vuole continuare per la via giudiziaria continueremo a far valere le nostre ragioni.
Firma:
Antico Caffè Greco srl