domenica 22 Dicembre 2024
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Caffè Greco: ecco i tanti nomi famosi ai tavoli dello storico locale della capitale

Nelle nove sale del Caffè, oltre al patrimonio intangibile di frequentazioni più o meno occasionali, con anni e generazioni è stato accumulato un tesoro fatto di opere d'arte e cimeli che in questi giorni sono eccezionalmente accessibili anche dal web

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ROMA – In un periodo così difficile per il settore dei pubblici esercizi, anche i locali storici del Paese hanno accusato il colpo inferto dall’arrivo della pandemia. In ginocchio anche il celebre Caffè Greco di Roma, nella cui sala sono passati personaggi e pezzi della storia italiana. Per capire esattamente il valore di uno spazio come questo, ripercorriamo la sua attività dal principio sino a oggi, dall’articolo di Federica Manzitti su roma.corriere.it, ripreso da dagospia.it.

Caffè Greco: due secoli e mezzo di convivialità

Salotto e storia intellettuale di Roma in trecentocinquanta metri quadrati. È l’Antico Caffè Greco di via Condotti, che un levantino di nome Nicola della Maddalena fondò nel 1760 facendone il ritrovo di notabili e goliardi. Una girandola di scrittori, sovrani, prelati, donne sapienti, gigolò, giornalisti, avventurieri e politici, interrotta il giorno della chiusura imposta dal coronavirus.

Nelle nove sale del Caffè, oltre al patrimonio intangibile di frequentazioni più o meno occasionali, con anni e generazioni è stato accumulato un tesoro fatto di opere d’arte e cimeli che in questi giorni sono eccezionalmente accessibili anche dal web.

La società Antico Caffè Greco s.r.l. ha messo a punto un percorso digitale per la graduale pubblicazione sui social e sul sito di circa trecento pezzi che compongono la collezione. Dalle grandi vedute di Venezia di Ippolito Caffi, alle rovine romane nelle tele di metà Ottocento di Vincenzo Giovannini, le opere testimoniano il ruolo svolto dal Caffè come ritrovo di vedutisti e paesaggisti tra cui il tedesco Edmund Hottenroth.

E poi busti, bassorilievi, altorilievi e statuette in bronzo che riproducono i volti dei tanti avventori del caffè

Come Berlioz, Liszt e Thorvaldsen, realizzati da Luigi Amici. Non mancano i contemporanei come Renato Guttuso o Stellario Baccellieri. Ma sono souvenir e istantanee di tempi gloriosi anche i tanti cimeli: il papillon di D’Annunzio, i sonetti, gli appunti, gli schizzi di arcinoti avventori e le foto, come quella del 1948 di Irvin Penn che ritrae in un’unica tavolata, tra gli altri, Flaiano, Palazzeschi, Brancati, Orson Welles, Sandro Penna e Lea Padovani.

«Scopo del progetto è mostrare a un pubblico più vasto della abituale clientela il valore delle testimonianze che hanno attraversato le nostre sale – afferma Carlo Pellegrini, amministratore delegato della s.r.l. da tempo impegnata per la difesa del Caffè in una battaglia con l’Ospedale Israelitico, proprietario delle mura – nel 1953 il ministero vincolò l’immobile, gli arredi e la licenza. Con questa iniziativa intendiamo portare oltre le mura i tesori di questo prezioso bene di Roma».

Forse non si potranno sentire le lamentele di Felix Mendelssohn insofferente al fumo e al chiasso, quelle di Bizet per l’ostilità dei romani, il suono delle tazzine passate nelle mani dei poeti inglesi Byron, Keats e Shelley o quello dei bicchieri di marsala bevuti da Goethe, il fruscio delle penne di Nikolaj Gogol, Hans Christian Andersen o Giosuè Carducci che scrivevano ai tavolini, ma ci saranno tante altre tracce della vita dell’Antico Caffè, non ultime quelle del «Circolo dei Romanisti», cenacolo non di tifosi ma di amatori della capitale, che qui tiene i suoi incontri.

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