VENEZIA – Chi non conosce il Caffè Florian in Italia e poi nel mondo, simbolo della cultura del bar e del rito della tazzina al di là dei confini nazionali? Sono in pochi che non lo hanno sentito nominare almeno una volta, tanti invece che sono passati di lì per consumare un espresso -per quanto caro possa essere- perché significa in qualche modo far parte della storia che si è seduta a quei tavolini negli anni. Proprio il 29 dicembre del 1720, questo locale iconico ha aperto le porte agli avventori, cominciando un’attività che sarebbe sopravvissuta a guerre, inondazioni, pandemie. Festeggiamo quindi questo importante traguardo in un anno che ha messo ancora una volta a dura prova questo posto incantato. La notizia, da metropolitano.it.
Caffè Florian: quando l’ospitalità supera la prova del tempo
Il primo Caffè d’Italia aprì i battenti tre secoli fa in piazza San Marco, a Venezia.
Era il 29 dicembre del 1720 e fu chiamato “Alla Venezia Trionfante” ma tutti lo conoscono nel mondo come “Florian“. Nei suoi 301 anni di successo, ha conosciuto una sola chiusura, nel 2020, con il Coronavirus.
Non lo avevano fermato due guerre mondiali, lo ha fatto la pandemia. Ma solo per alcuni mesi, dopo i quali è tornato a riprendersi il suo leggendario ruolo di casa della cultura e simbolo della città e dell’intera nazione, tanto che, in occasione dei suoi 300 anni, è diventato anche il primo Caffè storico al quale sia stato dedicato un francobollo.
Il Caffè Florian
Il Florian, così poi chiamato perché i veneziani vi si davano appuntamento facendo riferimento al suo titolare, Floriano Francesconi (“se vedemo da Florian, dicevano in dialetto) diventò subito un punto di riferimento fondamentale per la città e poi per il mondo.
Fu lì che amavano fissare i loro incontri Carlo Goldoni, Jean Jacques Rousseau, Ugo Foscolo e Goethe. Nel 1760, per iniziativa di Gaspare Gozzi, vi fu fondata la Gazzetta Veneta e leggenda vuole che una capatina al Florian Casanova non se la sia fatta mancare nemmeno durante la fuga dai Piombi per un breve “coffe-break. Fu sempre lì che avvenne l’addio all’ultimo Doge, Ludovico Manin, il 12 maggio 1797.
Al Caffè di San Marco una fucina della cultura europea
Per tutto il 1800 il Caffè Florian fu il Caffè Letterario più famoso d’Europa. Era frequentato da Lord Byron, Madame de Stael, Chateaubriand, Stendhal, Shelley, Dickens, Dumas padre, Balzac e Canova.
Ci si recava spesso anche l’allora sindaco Riccardo Selvatico che, proprio lì, ebbe l’idea di organizzare un’esposizione d’arte biennale per omaggiare Re Umberto e la Regina Margherita. Fu così che nacque la Biennale di Venezia nel 1895.
Nel secolo successivo fu la volta di Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse, e poi Modigliani, Campigli, Coco Chanell. Ma anche Henry James, Chaplin, Warhol ed Hemingway
Dal lontano 29 dicembre del 1720, giorno in cui è stato inaugurato, i camerieri in livrea continuano ancora oggi a servire i clienti su vassoi d’argento in un’affascinante atmosfera che non si è persa nel tempo.
Le sue sei elegantissime sale ricche di decori sono state mantenute com’erano e come è sempre stato, ancor oggi un’orchestra suona sempre sul palco davanti ai tavolini in Piazza San Marco, che continua a essere il “salotto più bello del mondo”.