MILANO – Il caffè, tendenzialmente, mantiene sveglio chi lo consuma: molti fanno affidamento a questa bevanda per tirarsi su e cominciare al meglio la giornata.
Ma – metaforicamente – il caffè ha lo stesso effetto sul sistema immunitario? Ne parliamo con il professor Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e Immunologia Clinica dell’ospedale Humanitas e docente all’Università degli Studi di Milano.
Più che di caffè dovremmo parlare di caffeina. È questa la sostanza naturale presente, oltre che nel caffè, anche nel tè, nel cacao e in altri prodotti, a svolgere l’azione stimolante sul sistema nervoso centrale.
Ed è a questa sostanza che dobbiamo guardare quando parliamo di effetti sul sistema immunitario: la caffeina si comporterebbe infatti come un immunomodulatore. Una revisione della ricerca scientifica prodotta sugli effetti del consumo di caffè sull’immunità ha concluso in questi termini: la caffeina modulerebbe tanto la risposta immunitaria innata quanto quella acquisita.
La review è stata realizzata dalla National University of Ireland ed è stata pubblicata nel 2006 su Pharmacology&Therapeutics. Secondo i ricercatori la caffeina, tra gli altri effetti, sopprimerebbe la produzione di citochine pro-infiammatorie come il TNF-alfa ma anche quella di anticorpi.
Dall’abuso di caffè potrebbe invece derivare un contraccolpo al sistema immunitario: berne troppo fa aumentare i livelli di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, che ha un effetto depressivo sull’attività dei linfociti (cellule coinvolte nella funzione immunitaria acquisita), portando così a un effetto immunosoppressivo simile a quello che si osserva con I farmaci cortisonici.
Più utile per il sistema immunitario sembrerebbe invece il consumo di tè. Questo, suggeriscono dei ricercatori del Brigham and Women’s Hospital in Boston e dell’Harvard Medical School, incrementerebbe le difese dell’organismo contro le infezioni: i globuli bianchi del sistema immunitario sarebbero cinque volte più veloci nella risposta contro i germi rispetto a quelli dei consumatori di caffè.
Tuttavia questo effetto sarebbe conseguenza di un forte consumo di tè: cinque tazze al giorno. Lo studio è stato pubblicato nel 2003 su Proceedings of the National Academy of Sciences. Un discorso a parte merita il consumo di tè verde per la ricchezza di anti-ossidanti come i flavonoidi.
E per quanto riguarda le malattie autoimmuni?
Diversi studi hanno associato il consumo di caffè all’insorgenza dell’artrite reumatoide, sebbene con risultati contrastanti, e anche dell’artrosi.
D’altro canto, invece, l’espresso avrebbe un effetto positivo sul rischio di sviluppare gotta: al consumo di caffè è stata infatti associata una riduzione dei livelli di acido urico (l’iperuricemia è la causa necessaria di artrite nella gotta).
Diretta facebook
Di questo, e di molto altro, il professor Selmi parlerà nel corso di “Spuntino con…”, la rubrica in diretta Facebook sulla pagina ufficiale di Marco Bianchi, divulgatore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi, lunedì 12 dicembre alle 9,30.
Lo specialista e Marco Bianchi risponderanno alle domande degli utenti del social network e a quelle che raccoglieremo all’indirizzo di posta elettronica redazione@humanitasalute.it.