MILANO – Caffè e zucchero, qualche dato sui loro mercati. Innanzitutto, le quotazioni del caffè arabica e dello zucchero continuano a scivolare sui mercati dei futures, in risposta a previsioni sempre più ottimiste sulla domanda, che sembrano destinate a creare forti eccedenze di entrambi i prodotti. La varietà più pregiata dei chicchi, ingrediente indispensabile nelle miscele per l’espresso all’italiana, è scesa all’Ice ai mini mi dall’estate 2010. Anche lo zucchero è tornato a rivisitare valori che non vedeva da due anni e mezzo: 18,54 cents per libbra per il grezzo all’Ice, 499,8 dollari per tonnellata il raffinato al Liffe.
Caffè e zucchero: notizie solo in apparenza positive per i consumatori nostrani
Che difficilmente vedranno scendere il prezzo della tazzina al bar, benché i recenti rialzi – fino a un euro e più in molte città italiane – fossero stati in parte giustificati proprio con il rally delle materie prime: a maggio dell’anno scorso il caffè arabica si era spinto oltre 3 $/libbra, il prezzo più elevato da 34 anni, mentre pochi mesi prima, in febbraio, era stato lo zucchero grezzo a bruciare il record storico, superando 35 dollari. In entrambi i casi, i valori si sono oggi dimezzati.
Per il dolcificante, tuttavia, questo è vero soltanto in Borsa: la riforma del mercato saccarifero europeo ha provocato distorsioni tali che nella Ue si pagano tuttora prezzi da primato e si temono carenze. Quanto alla tazzina di caffè, è probabile che – nonostante qualche ritocco ai listini dei torrefattori – vi saranno scarse ripercussioni sul prezzo finale: oppressi dalla salita di altri costi e dalle minori entrate causa crisi, i gestori dei bar potrebbero non avere grandi spazi di manovra. Il calo delle quotazioni di Borsa di zucchero e caffè non dovrebbe comunque essere un evento episodico, poiché a giustificarlo ci sono motivi più che fondati. Nell’ultimo bollettino mensile, diffuso questa settimana, l’International Coffee Organization (Ico) ha stimato che nel 2012-13 la produzione di arabica raggiungerà il record assoluto di 90 milioni di sacchi da 60 kg, il 10,6% in più rispetto alla stagione precedente, per merito soprattutto del Brasile (che contribuirà con 37,9 milioni di sacchi), ma anche grazie ai Paesi centroamericani, compresa la Colombia, che finalmente dovrebbe recuperare (da 7,6 a 9 milioni di sacchi). Secondo gli analisti di Rabobank potrebbe crearsi un surplus di offerta di arabica di 4,1 milioni di sacchi. Inoltre, secondo l’Ico, crescerà molto anche la produzione di robusta: +5,1% a 56 milioni di sacchi. Condizioni di grande abbondanza si osservano anche sul mercato dello zucchero: Kingsman ha appena alzato del 26% rispetto ad agosto la sua stima sul surplus 2012-13, portandola a 9,2 milioni di tonnellate, più o meno quanto nel 2011-12. Le condizioni climatiche sono estremamente favorevoli in Brasile (che anche di questo prodotto è il primo fornitore mondiale) e il Conab, ente governativo, ritiene che il Paese potrà produrre 37,7 milioni di tonn. di dolficante, contro i 26 milioni dell’anno scorso.