Quanto vale una pausa caffè davanti alle «macchinette»? Parecchio. In termini di relax certo, ma anche di incassi. Ne è prova il proliferare dei distributori automatici in ogni ambito pubblico compresa la scuola. Ed è proprio all’interno di una delle scuole più note della provincia, il liceo classico del capoluogo, che il business ha scatenato uno scontro tra gestori e presidenza.
Ad innescarlo non il divieto di affacciarsi alla vetrina dei distributori al cambio dell’ora o durante le lezioni, così come deciso dalla preside all’inizio del’anno scolastico appena terminato, ma i costi del servizio. Non quelli a carico degli studenti, ma quelli per le imprese che forniscono il servizio.
Il liceo classico Canova, scaduto il bando fatto tre anni fa, ha rilanciato la gara mettendo però nuovi paletti e soprattutto aumentando da 18.000 a 23.000 euro il costo della concessione a carico delle aziende che volessero partecipare alla gara. La reazione? Immediata e netta.
«Ha dell’incredibile che per assicurare un servizio di ristoro ai ragazzi durante la pausa scolastica le imprese che gestiscono i distributori automatici si vedano costrette non solo a gareggiare sulla base dei prezzi più bassi, ma anche sulla, base di un rilevante contributo annuale», scrive in una durissima nota la Confida, organizzazione che riunisce gli imprenditori veneti della distribuzione automatica.
Gli imprenditori puntano il dito contro il Canova, ma tirano in ballo anche l’Isis Verdi di Valdobbiadene, che ha di recente aperto la nuova gara per l’affidamento del servizio utilizzando più o meno la stessa traccia del Canova. «La contemporaneità tra la richiesta di canoni elevati e quella di prezzi bassi costringe le aziende a apportare tagli sulla qualità del servizio e dei prodotti» incalza Confida, «la situazione non è più sostenibile».
Il balzello del Canova? A rispondere è direttamente la preside Maria Rita Ventura. «Abbiamo aperto una gare puntando sull’offerta economicamente più vantaggiosa» dice, «puntando più sulla qualità tecnica (60 punti, ndr) che sul prezzo (40, ndr). Il contributo? Non si tratta di una clausola capestro ma di un corrispettivo lecito, il prezzo della concessione che la scuola fa dando ad un’azienda privata la possibilità di fare commercio e incassi all’interno di un ambito pubblico». Ma 23mila euro, non sono troppi?
L’Itis Planck, per citare un altro grande istituto trevigiano, ha esperito la sua gara a fine 2012 chiedendo il pagamento di una concessione minima di almeno 8.000 euro (che poteva essere aumentata dai concorrenti a suon di 500 euro). Il tutto per 16 distributori, 850 studenti, ma senza le spese di bolletta. E qui il puntello del Canova. «I 23 mila euro sono stati chiesi sia perché l’anno prossimo gli studenti saranno 1350 e perchè sono comprese acqua e luce che la scuola dovrà pagare alla Provincia» spiega la preside, «contiamo di installare dai 5 ai 7 distributori per ogni sede (e sono tre) spendendo quindi circa 5 mila euro di bollette. Ed ecco che torniamo ai vecchi 18 mila euro». Questioni di «finanza creativa», quindi, utili a far quadrare i conti quando la cinghia si stringe. I soldi che avanzano, andranno all’attività didattica.
Fonte: http://tribunatreviso.gelocal.it/