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giovedì 21 Novembre 2024
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Caffè degli specchi di Trieste, i 3 robot Pina passano ai tavoli: “Si viene qui per servizio e personale: ora c’è tempo da dare al cliente”

Il titolare: "Si viene al Caffè degli specchi per i servizi, ma anche per il personale. Qui ci sono dei ragazzi che lavorano 13 anni. E ora c’è tempo per stare con i clienti. Le persone devono stare con le persone.”

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TRIESTE – L’avanguardia passa dalle idee e dal coraggio di alcuni imprenditori che seguono una visione ben precisa, senza lasciarsi spaventare da rischi e investimenti: ne è una prova concreta la scelta di Riccardo Faggiotto, che nello storico Caffè degli specchi di Trieste in Piazza Unità, ha fatto il primo passo verso un concetto di ospitalità umana, ma tecnologica, con l’inserimento del robot cameriere.

Si chiama Pina.

Una bella storia, almeno così la definisce lo stesso Faggiotto: “Mi sono ispirato all’Emilio del 1994, il giocattolo che ci avevano regalato per Natale. In quel robottino c’era già un concetto era in erba che poi io ho sviluppato nel Caffè degli specchi: meno fatica per il personale, che deve muoversi in un locale che totalizza più di un milione di tazzine all’anno di caffè solo al banco.

I numeri ci sono e c’era bisogno di un sostegno.

Ricordiamo che Riccardo Fagiotto è un esperto quando si parla di gestione di locali, in più storici, nella città di Trieste: nelle sue mani anche Bomboniera 1836 e Antico Ristorante Tommaseo 1830. Il che lo rende, se non altro, un imprenditore specializzato in queste attività con alle spalle un bel po’ di storia.

Il video del robot cameriere ha fatto il giro del web: come siete arrivati a questa scelta per il Caffè degli specchi?

“Si tratta di un progetto partito anni fa, che poi abbiamo avviato effettivamente soltanto in questi giorni quando siamo stati pronti.

Sono innanzitutto un appassionato di tecnologia e ho sempre amato l’innovazione. Il mondo sta andando avanti e noi con esso.

Una volta non c’era neppure l’energia elettrica, e poi è arrivata: il Caffè degli specchi porta questo nome proprio per il fatto che si usavano queste vetrate riflettenti per illuminare i locali.

Siamo sempre stati al passo coi tempi, anche per esempio nell’introduzione dei palmari: il caffè storico non è un museo, ma è un luogo in cui si scrive la storia.”

Come vi siete mossi per realizzare Pina?

Un’altra immagine dei Pina (foto concessa)

“Abbiamo collaborato con Retail Solution che ci ha accompagnato negli anni in questi progetti un po’ folli.

Ringrazio Michele Primavera, il titolare, che ci ha supportato molto.

Avevamo l’idea e loro ci hanno fornito il prodotto finito.

Da lì è stato un periodo di test sul campo: abbiamo misurato i movimenti, le pendenze, la velocità, la batteria per farlo interagire con lo spazio. Ora Pina può durare sino a 16 ore di lavoro non stop e consuma leggermente di più di un elettrodomestico.

È dotato di sistemi che gli permettono di risparmiare energia, di rallentare o velocizzare il suo cammino: è un robot che continua ad apprendere.

Qual è la sua funzione esatta al Caffè degli specchi?

“Fa da assistente personale al cameriere e lo segue ai tavoli. Spieghiamo noi il prodotto al cliente.

Quindi quando qualcuno ha terminato uno spritz, può contare sul robot che arriva a raccogliere il bicchiere sporco: il cameriere che è magari già in confidenza con il consumatore, carica solamente sul robot, e intanto può dedicarsi alla comunicazione intanto che Pina porta tutto via.

Non lo abbiamo dunque introdotto per mancanza di personale, anzi riceviamo un gran numero di persone che vogliono lavorare con noi.

Il nostro obiettivo era quello di dare un maggiore spazio al lato umano del servizio.”

Siete aperti dal 1839 e ora questa innovazione tecnologica: il personale e i clienti hanno reagito bene?

“I clienti sono curiosi, si fanno i selfie insieme e fa effetto naturalmente, così come quando viene inserita una novità e come ogni volta che si inizia per primi. Da anni si paga da noi un euro con la carta, siamo stati i primi con le casse automatiche.

Anche il personale si muove bene intorno a Pina e sono ben contenti di fare meno strada, meno lavoro e di avere il tempo di fare ciò che noi uomini siamo portati a fare: usare l’intelligenza emotiva, l’empatia.

Essere camerieri è questo.

Si viene al Caffè degli specchi per i servizi, ma anche per il personale. Qui ci sono dei ragazzi che lavorano 13 anni. E ora c’è tempo per stare con i clienti. Le persone devono stare con le persone.”

Costa più un robot di sala o il personale?

“Il robot costa 15mila euro. Bisogna avere coraggio, come sempre nell’imprenditoria. Ho voluto credere nella tecnologia, perché ritengo che così facendo, si possa aumentare il servizio e di conseguenza anche le vendite.

Al momento ne abbiamo tre e abbiamo intenzione di implementare. Seppur introdotti da poco, si vedono già dei risultati: si fa più cassa, proprio valorizzando il contatto umano. La tecnologia può andare a braccetto con la ristorazione.”

Secondo lei questa è la via del futuro?

“Volendo o nolendo questo è il futuro. Mi ricordo quando ero bambino al casello, c’erano le persone, ora ci sono le macchine.

Anzi, sarebbe da iniziare a considerare i robot come il personale a livello fiscale. Nei prossimi 10 anni si dovrà decidere cosa fare a riguardo.

Ora i ragazzi possono curare meglio il servizio e dare una coccola in più al cliente. Si verrà nei locali per conoscere le persone e fare due parole.

Noi siamo sempre attivi, non ci piace stare fermi e gli investimenti mantengono in vita.”

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