MILANO – Negli ultimi mesi, il settore delle commodity agricole si era un po’ assestato. Finché poi non si è scatenata la gara del grano, che ha coinvolto anche materie prime come il cacao e il legname. Prodotti che hanno registrato grandi guadagni.
Quando si parla di materie prima però, specialmente qui su Comunicaffè, il primo pensiero va proprio al chicco. Come si comporta all’interno di questo quadro generale?
Commodity agricole: manca solo il caffè
Il prezzo resta appena al di sopra di 1,10 dollari per libbra. Un livello considerabile come un forte supporto a lungo termine. La debolezza dei prezzi è dovuta soprattutto alla grande disponibilità di forniture attualmente esistenti sul mercato.
Un nuovo Starbucks ogni 15 ore
Ma la domanda sta crescendo, soprattutto in Cina. Un esempio, in tal senso, è proprio Starbucks. Infatti, la nota multinazionale delle caffetterie, ha scommesso sul mercato asiatico.
Entro il 2022, aprirà 6.000 nuovi punti vendita in Cina e, alla fine, genererà ricavi pari a quelli generati da un mercato come quello Stati Uniti. Il ritmo attuale di apertura di nuovi negozi Starbucks in Cina è di uno ogni 15 ore.
In genere, il mercato del caffè è molto volatile, molto di più del mercato azionario
Come ben sanno gli operatori, la volatilità è forse uno dei fattori più importanti che determinano i prezzi delle opzioni. I mercati estremamente volatili tendono ad avere infatti opzioni costose.
Il caffè viene scambiato tramite strumenti derivati come option e future. I mercati estremamente tranquilli tendono ad avere opzioni economiche.
Ecco perché alcune delle migliori opportunità di acquisto di opzioni si verificano proprio quando un mercato tradizionalmente volatile diventa tranquillo. Magari per un tempo piuttosto lungo. Proprio quello che sta avvenendo sul mercato del caffè.
Già ad ottobre si era registrata una volatilità insolitamente bassa per mais, grano, soia e caffè. Mais, grano e soia hanno reagito, mettendo a segno importanti guadagni e, probabilmente, toccherà presto anche al caffè.
Ma il mercato rimane in equilibrio
Rimane il fatto però che il mercato del caffè è attualmente in equilibrio e che per la prossima annata si preannuncia un surplus di offerta, grazie soprattutto ai raccolti record previsti tanto in Brasile quanto in Vietnam.
I potenziali fattori di rischio
Uno dei fattori stagionali che potrebbero potenzialmente muovere a breve il mercato è il rischio gelate in Brasile. Secondo i meteorologi, due ulteriori fronti freddi potrebbero interessare il Brasile – rispettivamente a metà luglio e a inizio agosto. Rimane da vedere quale potrà essere l’impatto per le zone più esposte della coffee belt.
Va poi valutato l’impatto della stagione degli uragani. La maggior parte delle prime previsioni avverte che il numero di tempeste sarà superiore alla media e molte di esse indicano una probabilità superiore alla media che almeno un grande uragano colpisca i Caraibi, la costa del Golfo tra Usa e Messico o la costa orientale degli Usa.
Vi sono rischi dunque per i produttori centro americani oltre che per le infrastrutture di alcuni porti del caffè del sud degli Stati Uniti.
Attenti al ritorno del Niño
Un ulteriore fattore climatico rilevante è costituito dal possibile ritorno del fenomeno El Niño. Gli indici rilevano tuttora una fase neutrale, con le temperature superficiali delle acque del Pacifico più o meno in linea con le medie di riferimento.
Ma una nuova fase Enso positiva potrebbe subentrare a partire dall’ultimo trimestre dell’anno. I meteorologi ritengono tuttavia che essa, se si verificherà, avrà un impatto limitato sulla fioritura del nuovo raccolto brasiliano.
Gli sviluppi dei mesi successivi potrebbero portare piogge propizie nella fase di maturazione del raccolto di arabica, che il prossimo anno sarà in ciclo negativo.
L’impatto di un eventuale nuovo fenomeno El Niño andrebbe poi monitorato da vicino, in particolare, in Colombia e in Asia.
Intanto gli arabica toccano nuovi minimi
La scadenza principale del contratto newyorchese ha perso lunedì ulteriori 345 punti chiudendo a un nuovo minimo di 111,65 centesimi. Arretra anche Londra (-13 dollari), che chiude a 1.677 dollari.