MILANO – La debolezza del real, moneta del Brasile, le forti scorte e gli ampi raccolti spingono i coltivatori e i commercianti a vendere all’estero il coloniale. – Le quotazioni della varietà arabica a New York hanno perso il 61% rispetto al maggio 2011; quando toccarono il record degli ultimi 14 anni. – L’export di caffè crudo brasiliano nel 2013/2014 si prevede in aumento del 5,8%.
Brasile: la condizione attuale
Le esportazioni di caffè brasiliano stanno viaggiando a ritmo accelerato, addirittura aggressivo. Spinte dalla debolezza del real, la valuta locale. Sul mercato dei cambi oscilla intorno al minimo quadriennale rispetto al dollaro.
Le consegne nel primo semestre dell’anno sono state superiori del 20%. Rispetto allo stesso periodo del 2012; arrivando a toccare 13,385 milioni di sacchi da 60 kg.
Brasile: il real ha conosciuto un arretramento del 9,4%
Almeno nel secondo trimestre e ad avvantaggiarsene sono stati soprattutto i grandi acquirenti, come la catena Usa Starbucks o la multinazionale alimentare Kraft Foods Group.
Per i coltivatori e i traders brasiliani si è trattato di una scelta obbligata. Vendere all’estero, in dollari, ha parzialmente protetto le entrate. Sta pian piano tentando di assottigliare le ingenti scorte accumulate nei magazzini; ormai stracolmi fino a pochi giorni orsono.
Il Brasile è il primo produttore ed esportatore mondiale di caffè
L’attuale strategia commerciale si riflette fatalmente sui produttori concorrenti. Oltre che sulle scelte dei coltivatori locali. La riduzione delle entrate infatti rischia di tradursi in un minor ricorso ai fertilizzanti e in una cura meno attenta delle piantagioni. Quindi la prevedibile conseguenza di ridimensionare il rendimento per ettaro dei raccolti futuri.
Le quotazioni sul mercato newyorkese del caffè arabica
Ovvero la varietà prevalente in Brasile. Un gruppo di analisti interpellato dall’agenzia Bloomberg si spinge a prevedere un ribasso dell’11% da qui a fine anno. Quando il caffè potrebbe assestarsi a 108 cents Usa per libbra.
D’altra parte quattro anni consecutivi di raccolti eccedentari avevano già posto un tetto alle possibilità di rincaro del coloniale.
Anche la Colombia, il secondo maggior produttore di varietà arabica, patria del pregiato caffè colombian mild, ha aumentato le vendite.
Esportando nei primi cinque mesi dell’anno il 32% in più rispetto a un anno prima. Complice la flessione del 7,1% accusata dal peso locale rispetto al dollaro Usa. Ne ha fatto le spese invece il Perù, che ha visto calare le vendite del 31% in cinque mesi.
A New York il contratto sul caffè arabica ha perso il 61%. Almeno da quando, nel maggio del 2011, aveva raggiunto il record degli ultimi 14 anni.
I margini dei trasformatori come Starbucks sono aumentati nettamente nel secondo trimestre. Anche i piccoli consumatori hanno tratto vantaggio dal calo dei prezzi deciso da numerosi torrefattori. Quest’anno le performances delle quotazioni del caffè si sono dimostrate tra le peggiori nel settore delle commodities.
Le cifre però giustificano in pieno questa situazione
L’export di caffè crudo brasiliano nell’annata 2013-14, appena iniziata, si prevede salirà del 5,8%, a 29 milioni di sacchi da 60 kg. Volume vicino al record assoluto. L’annata entrante sarà quella negativa del ciclo biennale che caratterizza le piantagioni brasiliane.
Ma il raccolto pare sia destinato a rivelarsi ancora molto consistente. Tanto che lo smaltimento delle forti scorte accumulate in precedenza finirà per risultare impossibile.
Le stime Usa parlano di 56,1 milioni di sacchi. (primato assoluto) nella stagione già chiusa e di 53,7 milioni. (il terzo raccolto brasiliano di sempre) nel prossimo raccolto.
Gli stock invenduti, pronostica il Dipartimento Usa dell’Agricoltura, arriveranno in Brasile a 8,23 milioni di sacch. Con un incremento del 22%.
Unico ostacolo al calo dei prezzi sarà la decisione del Governo
Questo il mese scorso ha approvato lo stanziamento di 3,16 miliardi di reais (1,4 miliardi di dollari). Per finanziare lo stoccaggio della merce invenduta. E comprare caffè crudo e per investire nelle piantagioni.
Se il clima poi continuerà a registrare piogge eccessive, c’è anche da prevedere un pur moderato calo qualitativo, che ostacolerebbe l’export e aggraverebbe il ribasso dei prezzi.
A livello mondiale
Comunque la produzione di caffè (inclusa la varietà cosiddetta robusta) dovrebbe superare la domanda di 4,46 milioni di sacchi nel 2013-14. (il surplus era di 10 milioni di sacchi nell’ultima annata).
Le scorte complessive potranno toccare il massimo quinquennale di 30,53 milioni di sacchi. Sempre che nelle prossime settimane non ci metta lo zampino il clima.
E’ infatti iniziata la stagione che può provocare gelate. Un fenomeno disastroso per le piantagioni di caffè. Ma gli esperti sottolineano da tempo che la coltivazione in Brasile si è ormai spostata in zone in cui il fenomeno delle temperature sottozero è molto più sporadico, di breve durata e molto meno pericoloso.
Fonte firstonline.info