mercoledì 18 Dicembre 2024
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Caffè Borbone: dai 128 milioni del 2018 ai 280 per il 2022 e sbarco in Borsa

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MILANO – Caffè Borbone delinea un percorso di crescita che punta a raddoppiare il fatturato entro il 2022, attraverso l’espansione in nord Italia e una sempre maggiore presenza in Gdo. Obiettivo, portare i ricavi dai 128 milioni a budget per il 2018 a 280 milioni. Possibile traguardo finale: la quotazione a Piazza Affari.

Come osserva Cheo Condina sul Sole24Ore, il marchio partenopeo è il terzo player italiano nel monoporzionato in cialde e capsule. Ma è addirittura leader per quanto riguarda il mercato dei serving compatibili Nespresso e Lavazza.

Il riassetto societario avvenuto nel maggio dell’anno scorso ha visto l’ingresso della Italmobiliare dei Pesenti, con il 60%, mentre il fondatore Massimo Renda è rimasto una quota del 40%.

A tal fine, i Pesenti hanno investito 142,6 milioni. La riorganizzazione azionaria – scrive il quotidiano finanziario – visto infatti il passaggio di mano di Aromatika (la società che controllava il marchio Caffè Borbone e interamente controllata da Renda e sua moglie) per 336 milioni con il successivo reinvestimento di 95 milioni circa da parte dell’imprenditore, rimasto così col 40%.

Il resto del riassetto è stato “coperto” attraverso un finanziamento da 102,5 milioni concesso dal pool Intesa Sanpaolo-Unicredit, che resterà in campo alla nuova Caffe Borbone srl.

In primo piano cialde e capsule

Il piano industriale 2018-2022, predisposto dall’advisor Long Term Partners, continua a considerare come mercato di riferimento quello delle cialde e delle capsule in Italia. Per il 2016-2022 è previsto un Cagr del +9,3%. Il driver maggiore saranno ancora le capsule compatibili, che hanno registrato un +43,4% di Cagr dal 2013 al 2016, contro il +7% delle originali.

Con queste premesse, il piano prevede una crescita media annua composta dei ricavi del 22% annuo. Dai 93,7 milioni del 2017 fino a raggiungere i 280 milioni del 2022. Il mol (margine operativo lordo) dovrebbe triplicare a 61 milioni dai 20,6 milioni di fine 2017.

A fine periodo potrebbe arrivare l’Ipo

Lo statuto – ricorda infatti Il Sole24Ore – prevede espressamente che dal 3 maggio 2023 sia Italmobiliare sia Massimo Renda “avranno il diritto di attivare la procedura di quotazione” con precise disposizioni e proporzioni tra eventuali Offerta pubblica di vendita e di sottoscrizione. Lo sbarco a Piazza Affari sarebbe dunque il perfetto coronamento di una “equity story” tutta italiana.

Che ha visto come tappa intermedia il supporto di un investitore finanziario (Italmobiliare) per accelerare sullo sviluppo, conclude il quotidiano milanese.

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