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martedì 05 Novembre 2024
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Caffè arabo: ecco come viene preparato e la storia aromatica di questa bevanda

Il caffè arabo, dal sapore unico, di alta qualità e dall’aroma intenso, coltivato tra i 1.200 e i 1.500 metri di altitudine in climi tropicali, rappresenta l’80% della produzione globale di caffè. I consumi, complice la scoperta della capacità della bevanda di ridurre l’insorgenza di alcune malattie, sono in aumento. Anche in lockdown

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MILANO – Il Qahwa, o caffè arabo per noi italiani, porta una tradizione dietro di sé davvero lunga e un rito di preparazione molto particolare (nonché lungo). Se la cuccuma napoletana vi è sembrata una caffettiera che si prende il suo tempo, ripensateci: ecco spiegato dall’articolo di Flaminia Giurato su repubblica.it, come si prepara questa bevanda esotica.

Caffè arabo: un rituale da esplorare

Fedele ad una tradizione millenaria, il caffè arabo alias “qahwa” va preparato unendo nella caffettiera caffè, zucchero e cardamomo e portando il tutto a ebollizione. La caffettiera va successivamente levata dal fuoco. Dopo aver ripetuto l’operazione tre volte, il preparato ottenuto va servito nelle tazzine senza manico insieme a qualche goccia d’acqua di fiori d’arancio, chiodi di garofano o cannella.

Per rendere la bevanda più chiara e dorata basta aggiungere dello zafferano ma l’abbinamento perfetto risulta essere il dattero che compensa il sapore amaro del caffè. Un rituale complesso ed affascinante, custodito e tramandato di generazione in generazione soprattutto in Qatar, Paese dalle mille risorse, con un’anima sospesa tra passato e futuro, mare e deserto.

Diventata ormai oggetto di culto, la cerimonia del caffè arabo è simbolo stesso dell’ospitalità e dell’accoglienza in Medio Oriente e nel Qatar in particolare

A riprova della sua importanza nel Paese, basti sapere che, oltre ad organizzare il campionato del caffè, le autorità del Qatar promuovono costantemente il lancio di nuove proposte esclusive. A Doha, inoltre, si è sicuri di imbattersi in una caffetteria nel raggio di 200 metri. Impensabile rifiutarlo. Equivarrebbe a un grave gesto di maleducazione che lascerebbe intendere la volontà di non socializzare per nascondere chissà quali fini.

A rendere il qahwa una bevanda mitica concorrono anche le leggende legate alla sua scoperta

In particolare, si narrano le vicende di un allevatore di capre che, incuriosito dalla vivacità che i suoi animali dimostravano dopo aver masticato e mangiato bacche di caffè, decise di assaggiarle ottenendo per infusione una bevanda energizzante.

Il caffè arabo viene sempre servito usando la caffettiera tradizionale detta “dallah” e viene versato nella “finjaan”, o tazza fine, che l’ospite tiene nella mano destra. Si deve sempre bere usando la mano destra e la tazza non va mai riempita fino all’orlo, in quanto sarebbe considerata un’offesa. La pratica comune è di berne tre tazze e il segnale per esprimere di non volerlo più è scuotere leggermente la tazza spostandola di lato evitando che venga riempita nuovamente.

Molta attenzione viene prestata all’età dei commensali: in occasione di un ritrovo, infatti, è la persona più giovane nella stanza, rigorosamente dai 15 anni in su, ad avere il compito di servire il caffè iniziando dagli ospiti di destra. Qualora ci sia una persona particolarmente importante, questa avrà la precedenza assoluta.

Il caffè arabo, dal sapore unico, di alta qualità e dall’aroma intenso, coltivato tra i 1.200 e i 1.500 metri di altitudine in climi tropicali, rappresenta l’80% della produzione globale di caffè. I consumi, complice la scoperta della capacità della bevanda di ridurre l’insorgenza di alcune malattie, sono in aumento. Anche in lockdown.

 

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