MILANO – Il caffè arabica sfida il Coronavirus mettendo a segno un potente rally a cavallo del mese: +11,2% tra giovedì scorso e martedì, quando il contratto principale della borsa newyorchese ha chiuso a 122,20 centesimi, ai massimi dalla prima decade di gennaio. Ieri, il benchmark è arretrato di 380 punti, a 118,40 centesimi, spinto al ribasso dalle prese di beneficio. Di gran lunga la migliore performance sul fronte delle commodity.
In netta controtendenza rispetto al clima negativo indotto dal Covid-19, che ha spinto l’indice Crb delle materie prime ai livelli di giugno 2017.
A Londra – ancora una volta – gli incrementi sono stati più contenuti: +3,7% tra venerdì e martedì, quando il contratto per scadenza maggio ha chiuso a 1.331 dollari, massimo da fine gennaio. Tutta in territorio negativo la seduta di ieri, che si è conclusa con il benchmark in flessione di 24 dollari a quota 1.307.
Coronavirus e scenari globali
Rientrano in campo i fondamentali di domanda e offerta. La prima appare destinata a risentire in forma attenuata degli eventuali scenari pandemici su scala globale. Il diffondersi del Coronavirus sta incidendo in molti paesi sulla frequentazione dei locali pubblici.
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