LUSERNA SAN GIOVANNI (Torino) – Continua la vicenda spiacevole che vede coinvolta l’azienda produttrice di cioccolato piemontese Caffarel e la proprietaria svizzera Lindt & Sprungli: dopo anni di collaborazione dal 1998, l’arrivo della pandemia ha rotto gli equilibri tra le due e ora il caso sta assumendo una valenza politica, al punto da arrivare al Parlamento. Leggiamo l’evoluzione della vicenda dall’articolo di Alexia Penna su torinotoday.it.
Caffarel a rischio licenziamenti
La crisi non si ferma e colpisce anche la Caffarel di Luserna San Giovanni. Per tutti i 328 dipendenti, tra operai e impiegati, è scattata infatti a rotazione, la cassa integrazione straordinaria di un anno per ristrutturazione aziendale, ma il rischio, inutile dirlo, è che per loro in futuro arrivi il licenziamento.
I dissapori con Lindt
La Caffarel, eccellenza nella produzione del cioccolato, nata due secoli fa in Italia, è stata acquistata nel 1998 dalla Svizzera Lindt & Sprungli e l’unione, fino a oggi è andata alla grande. Purtroppo però non è stato così nell’ultimo anno, periodo in cui la crisi è le difficoltà si sono acuite a causa della pandemia.
Con i suoi 328 dipendenti, la Caffarel è una delle più grandi della zona e oggi il futuro si un quarto dei suoi dipendenti è a rischio. La maggioranza delle persone che lavorano nei reparti inoltre, è rappresentata da donne, di cui molte con più di 40 anni e con una notevole esperienza, caratteristica essenziale per mantenere l’elevata qualità dei prodotti.
L’intervento della Lega nel caso Caffarel
Il caso della Caffarel è stato portato in Parlamento dall’onorevole della Lega e commissario delle sezioni di Pinerolo e della Val Pellice, Gualtiero Caffaratto: “Serve l’intervento del governo per salvaguardare i livelli occupazionali e scongiurare i licenziamenti della Caffarel. Dopo l’incontro che si è tenuto venerdì 25 giugno, al termine di una trattativa, è stato trovato un accordo che prevede un anno di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale che coinvolgerà tutti i dipendenti a rotazione”.
“Ho chiesto l’intervento del ministro Orlando – ha proseguito Caffaratto – poiché le conseguenze di un numero così alto di esuberi sarebbero pesanti per i lavoratori e anche per l’economia del territorio. Si tratta un’azienda importante per la storia ed il tessuto imprenditoriale piemontese nota soprattutto perché nel suo primo laboratorio è nato il noto e inconfondibile gianduiotto, cioccolatino conosciuto e apprezzato in Italia ed esportato in tutto il mondo”.
L’effetto pandemia
L’azienda è stata fortemente penalizzata dall’emergenza sanitaria e gli effetti dell’epidemia hanno causato un significativo peggioramento dei conti: in Italia le vendite sono calate del 24,3% per effetto delle misure restrittive. Il lockdown introdotto in primavera e le chiusure nel periodo del Natale hanno compromesso le campagne di vendita durante le festività che sono i periodi più redditizi dell’anno.