ROMA – Il valore di una tazzina di espresso non può esser quantificato con la sola moneta dell’euro sul quale molti italiani si sono impuntati col tempo, fino a considerarlo un diritto imprescindibile del cliente. La realtà è ben più complesso e, dietro a un consumatore che protesta per un eventuale rincaro, c’è un coltivatore sottopagato nei Paesi d’origine che fa una vita di sacrifici. Una situazione che non può più esser sostenibile per tutta la filiera e che trova il sostegno per un prossimo cambiamento, nell’attività instancabile di alcune Ong. Ne è un esempio ‘Cafe’ y caffe’‘, un progetto pensato per l’Honduras. Leggiamo i dettagli dal sito dire.it.
Cafe’ y caffe: dietro ogni tazzina di caffè, che noi italiani siamo cosi’ veloci a bere, c’e’ un lavoro enorme, spesso ignorato
Quello prodotto in Honduras – dove le coltivazioni sono per lo piu’ a conduzione familiare – e’ 100% arabica, acido e saporito. Il processo puo’ essere ‘lavato’, ‘naturale’ o ‘mielato’. Il sapore varia a seconda di come il caffe’ viene raccolto, tostato e fermentato. La raccolta si fa chicco per chicco, perche’ il raccoglitore deve valutare il grado di maturazione se vuole dare al proprio caffe’ un certo sapore: e’ bene sapere queste cose per un consumo di qualita’”. Con l’agenzia Dire parla Luisa Marchionni, coordinatrice per Acra in Honduras del progetto ‘Cafe’ y caffe’‘.
Finanziato dal 2019 dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), Cafe’ y caffe’ punta a sostenere i produttori di caffe’ in Honduras, El Salvador e Guatemala
Affiancandoli con consorzi di ong. Acra e’ capofila dell’intervento in Honduras, un supporto che quest’anno si e’ rivelato ancor piu’ prezioso dal momento che il Covid-19 ha inferto un duro colpo ai produttori locali e all’economia in generale: la bevanda contribuisce infatti al 5 per cento del Pil del Paese centroamericano, che e’ il quinto esportatore mondiale.
“L’epidemia di Coronavirus e’ coincisa con la fine della raccolta – spiega Marchionni – quindi i produttori che cercavano di vendere hanno trovato fiere e incontri annullati”. Proprio per il Covid e’ stata annullata una grande fiera internazionale sostenuta anche da Cafe’ y caffe’. “Tra i nostri obiettivi c’e’ quello di favorire una rinnovata cultura del caffe’, incoraggiando il consumo di una bevanda di maggiore qualita’” dice la coordinatrice. “Per questo lavoriamo per creare o consolidare le relazioni tra produttori locali, da un lato, e compratori e torrefattori italiani, europei o internazionali, dall’altro”.
Al centro di questo lavoro c’e’ l’Istituto nazionale honduregno del caffe’ (Ihcafe)
Che oltre a mettere in contatto diretto produttori e compratori da’ assistenza tecnico-burocratica ai produttori. Secondo la responsabile di Acra, sono oltre 125.000 le famiglie iscritte all’Ihcafe e, quindi, anche dal progetto. A causa del lockdown, spiega Marchionni, “ai produttori non restava che vendere ai prezzi ribassati fissati delle borse internazionali, in quanto non tengono conto del valore aggiunto costituito dalla qualita’ del caffe’. Gli agricoltori, senza aiuti, sono costretti a vendere a questi prezzi se vogliono ottenere il denaro necessario per sostenere la produzione dell’anno successivo”.
Grazie ad Acra, pero’, che ha distribuito oltre 5.000 kit igienico sanitari, i produttori hanno potuto accedere agli uffici dell’Istituto, a cui e’ stato permesso di aprire prima della fine del lockdown.
Acra ha proseguito online i corsi di formazione per formare i “maestri di caffe’”
Come tecnici, baristi e tostatori di qualita’: 300 i partecipanti raggiunti e 30 quelli che hanno ottenuto la certificazione di livello mondiale Specialty Coffee Association (Sca). “Sono qualifiche importanti – dice Marchionni – perche’ consentono ai giovani, e soprattutto alle donne – che costituiscono il 70 per cento dei beneficiari del nostro progetto – di conoscere tecniche e nozioni utili anche per gestire l’impatto dei cambiamenti climatici”. In quest’ottica “sono state allestite tre stazioni agroclimatiche che forniscono alle famiglie un bollettino meteorologico quotidiano”.
Le coltivazioni di caffe’, sottolinea la coordinatrice, hanno bisogno di climi freddi e cosi’ l’aumento delle temperature “e’ una sfida per questi piccoli coltivatori e per tutte le figure professionali, spesso impiegate a giornata, richieste durante la produzione”.
Cafe’ y caffe’ infine punta a coinvolgere le donne, per rafforzarne l’indipendenza
“Nelle zone rurali una donna a 20-25 anni ha gia’ dei figli – dice Marchionni – e cosi’ non solo deve occuparsi del raccolto ma anche badare alla casa. Non le resta molto tempo per costruirsi una carriera. Grazie al nostro progetto ora in diverse possono ottenere una certificazione che consenta loro di migliorare il raccolto oppure di proporsi come figure professionali specializzate, con salari piu’ alti”.
Prossimo passo: istituire la prima Accademia del caffe’ nel Centro America, con laboratori di torrefazione o analisi sensoriale del caffe’, che permettono di ottenere le certificazioni Sca.