MILANO — I prezzi alle stelle dei fertilizzanti mettono a rischio la produzione di cacao. In particolare in Africa, dove le piante hanno spesso un’età media elevata, basse rese e forte vulnerabilità alle malattie. Così, in apertura, il report mensile dell’Icco – l’Organizzazione internazionale del cacao. “Nonostante lo stato vegetativo attuale delle colture in Africa occidentale lasci intravedere un buon potenziale di raccolto per l’imminente annata 2022/23 – scrive il report – è probabile che l’impennata osservata nei prezzi degli input, soprattutto dei fertilizzanti, possa incidere, in qualche modo, negativamente sulla produzione”.
L’Icco si concentra, in particolare, sull’andamento dei prezzi delle tre tipologie di fertilizzanti maggiormente utilizzate nella coltura del cacao.
Il prezzo del fosfato di diammonio è rincarato, la scorsa primavera, di oltre un quarto nel giro di un solo mese.
Quelli dell’urea e del muriato di potassio rispettivamente del 22% e 44%. In tutti e tre i casi, i prezzi sono su livelli doppi o tripli rispetto a quelli del 2019.
Dato il basso potere di acquisto dei piccoli produttori di cacao – continua il report – i rincari porteranno, con buona probabilità, a un minore utilizzo degli input, che determinerà, nel medio-lungo periodo, un calo nelle rese, la qualità e l’entità dei raccolti.
La maggior spesa per i fertilizzanti rischia inoltre di costringere i produttori a sacrificare altre voci del bilancio familiare, come le cure mediche o quelle per l’educazione dei figli, con un conseguente aumento degli abbandoni scolastici e del lavoro minorile. E dunque un rilevante impatto sociale.
I coltivatori potrebbero inoltre abbandonare il cacao a favore di altre colture più remunerative o di attività al di fuori dell’agricoltura, come l’estrazione mineraria illegale.
Intanto, i prezzi dei mercati a termine del cacao si sono mantenuti, ad agosto, ben al di sotto dei livelli dell’anno scorso
L’andamento è stato inizialmente al rialzo in entrambe le borse. Londra e New York si sono infatti rivalutate rispettivamente del 2% e 3% durante la prima decade risalendo, nell’ordine, a 2.152 e 2.407 dollari per tonnellata.
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