di Luca Piana*
Potrebbe essere la Cina il mercato di punta per risollevare la Pernigotti dalle vicissitudini negative dei mesi scorsi. La ditta di Novi Ligure – acquistata nel 2013 dal gruppo turco
diretto da Ahmet e Zafer Toksoz, fratelli proprietari dell’omonimo gruppo che conta 3.800 dipendenti – sarebbe infatti pronta a sbarcare in nuovi mercati del continente asiatico per scongiurare la crisi e il rischio chiusura paventato solo pochi mesi fa.
I sindacati restano comunque particolarmente attivi su questo fronte e l’incontro di qualche settimana fa con i vertici della Confindustria alessandrina sembrano allontanare la Pernigotti dal suo storico territorio.
“L’azienda, come annunciato già da tempo, sembra decisa a puntare sul mercato estero e sull’espansione dei suoi prodotti, diventati ora cento, con ricette tutte nuove” si legge in una nota della Uil. Se i prodotti Pernigotti, che verranno posizionati sul mercato soltanto un gradino più in basso rispetto ai colossi indiscussi e leader nel mercato, dovessero non avere un adeguato riscontro in termite di vendite e di ricavi, fenomeno che si sta invece sperimentando all’estero (accanto ai prodotti Toksoz, attuale proprietaria della Pernigotti e leader presente ovunque in Turchia), sembra inevitabile una preoccupante ricaduta negativa sul fronte occupazionale, in primis per gli stagionali e a cascata anche su tutto il resto del personale.
La Pernigotti ha annunciato di voler lanciare a breve il Gianduiotto sul mercato asiatico: sarà questa l’ultima mossa prima della chiusura dello stabilimento novese?