MILANO – Il report “Cacao corretto. Verso una filiera equa e sostenibile: il caso Ecuador”, realizzato da Manitese e Cospe nell’ambito del progetto “Cacao Corretto: rafforzamento delle filiere del cacao e del caffè per la sovranità alimentare dell’Ecuador” denuncia la situazione critica dei produttori di cacao nei paesi di origine.
Il mercato del cioccolato e del cacao cresce a ritmo sostenuto in tutto il mondo. L’aumento della domanda è lineare da diverso tempo e si attesta attorno al 3% annuo. Eppure i coltivatori di piccola scala su cui si regge il mercato globale risentono di una crisi senza precedenti.
Il prezzo di acquisto della materia prima, le fave di cacao, decresce in modo costante da trent’anni.
Il dossier tenta di analizzare le cause di questo paradosso e di proporre delle soluzioni, a partire dall’esperienza ecuadoriana.
Un’esperienza emblematica, in questo senso: in Ecuador si produce il miglior cacao del mondo.
Ma i piccoli produttori soffrono di disorganizzazione, obsolescenza dei mezzi produttivi, isolamento e disgregazione rurale. In un mercato globale dominato dalla speculazione finanziaria e che definisce i prezzi secondo criteri poco ragionevoli e trasparenti.
Tanti piccoli Davide contro tanti grandi Golia
Eppure una proposta alternativa esiste ed è quella che promuove e sperimenta processi di agroecologia, economia sociale e pianificazione territoriale partecipativa.
Il progetto “Cacao corretto” in particolare lavora nel nord est del paese con quattro associazioni di produttori che riuniscono circa 2000 famiglie per migliorare e potenziare la gestione e commercializzazione associativa del cacao prodotto. Un modo di reagire a un tale sbilanciamento economico e di potere.
«Secondo le stime ufficiali dell’Unctad (la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo) – si legge nel rapporto – i produttori sono arrivati a percepire redditi nettamente inferiori alla soglia di povertà, oggi fissata a 1.90 dollari al giorno per persona. La promozione di un modello produttivo e commerciale farmed-based, invece, consente di spostare gli equilibri di potere all’interno della supply chain, producendo un considerevole aumento della capacità negoziale degli agricoltori. E, di conseguenza, una significativa riduzione della loro dipendenza e subalternità rispetto agli intermediari».
Come risultato, i contadini sono in grado di guadagnare più e possono investire all’interno delle proprie comunità e delle organizzazioni stesse; migliorando i servizi e, di fatto, portando una grossa ricaduta positiva su tutto il tessuto sociale del territorio.
Il report
Il report, realizzato nell’aprile del 2019 è stato presentato recentemente a Firenze e Milano. È è diviso in quattro parti e racconta in modo approfondito tutto questo, attraverso dati, informazioni e storie.
Nella prima parte si descrivono le varie fasi di lavorazione della pianta di cacao, “dal campo alla tavola”.
La seconda analizza la struttura e il funzionamento del mercato globale del cacao.
Nella terza si raccontano le condizioni di vita e le sfide quotidiane dei piccoli produttori ecuadoriani e i risultati raggiunti in oltre tre anni di progetto.
Nella quarta e ultima sezione, si trovano una serie di raccomandazioni rivolte a istituzioni, imprese e opinione pubblica, perché «si possa lavorare a ogni livello per innescare un cambiamento nelle modalità di produzione, gestione e commercializzazione del cacao che sia in grado di coniugare la redditività economica con la sostenibilità ambientale, la qualità del prodotto e uno sviluppo rurale equo e inclusivo».
Potete scaricare il report “Cacao Corretto” a questo link.