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martedì 05 Novembre 2024
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Le buchette di Firenze: i bar a prova di pandemia che ritornano in vita

Nella Firenze del ‘500 si aprivano queste porticine, molto utili per smerciare il vino in un’epoca in cui la vendita dalla produzione familiare non era soggetta a tasse, e conveniente anche per i clienti viandanti visto il prezzo più basso rispetto a quello venduto nelle osterie

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FIRENZE – Ci sono dei luoghi storicamente a prova di pandemia. Sebbene la campagna vaccinale e la bella stagione stiano aiutando contro la diffusione del Covid, il virus è ancora ben presente tra di noi e i modi per evitare di far rialzare il numero dei contagi sono sempre ben accetti. Soprattutto se poi non ci fanno rinunciare al servizio delle bevande predilette preparate dal barista di fiducia. Ecco che la storia ci viene incontro: avete mai sentito parlare delle buchette fiorentine? Esistevano al tempo della peste e ora tornano (purtroppo e per fortuna) in auge. Scopriamole assieme dall’articolo di Giovanni Angelucci su ilgiornaledelcibo.it.

Buchette anti-Covid: a Firenze riprendono vita

Tra le vie della città fiorentina non è difficile incappare in piccole finestrine ad altezza strada, posizionate sulle pareti dei più antichi palazzi cittadini da secoli. Ma perché ne parliamo proprio ora? In questo difficile periodo, l’“epoca del Coronavirus”, in cui siamo stati obbligati a mantenere la distanza sociale, sono stati diversi gli ingegni per continuare a servire i clienti nella maniera migliore possibile, dal take away ai menù digitali fino alle più disparate idee a domicilio. A Firenze, invece, l’idea proviene dal passato e non ha nulla di tecnologico: pronti a scoprirne di più?

Cosa sono?

Con questo termine vengono comunemente indicate le aperture nelle facciate di case e palazzi fiorentini, attraverso le quali sono passati di mano, nel corso di oltre quattro secoli, milioni di fiaschi e bicchieri di vino. Corsi e ricorsi storici insomma, mai così attuali. Vino venduto direttamente dal produttore al consumatore, secondo una modalità commerciale parecchio originale, di cui si servivano nomi familiari come Antinori, Frescobaldi o Ricasoli.

Nella Firenze del ‘500 si aprivano queste porticine, molto utili per smerciare il vino in un’epoca in cui la vendita dalla produzione familiare non era soggetta a tasse, e conveniente anche per i clienti viandanti visto il prezzo più basso rispetto a quello venduto nelle osterie.

Ma non servivano solo per gli acquisti vinicoli

Capitava infatti che dalle buchette venissero offerte anche eccedenze alimentari ai più poveri. Una sorta di beneficenza da parte dei padroni verso i bisognosi, ma sempre utilizzando solo una mano attraverso il piccolo spazio, soprattutto in periodo di peste. Si narra infatti che, durante il periodo di epidemia che decimò la popolazione fiorentina, le buchette venissero usate anche per evitare ogni forma di contatto, utilizzando una paletta metallica con cui ricevere il pagamento in monete, subito immerse nell’aceto per disinfettarle. Dunque contatto nullo, neanche visivo, con un muro a distanziare.

La riscoperta delle buchette per un servizio in sicurezza

Oggi come ieri le buchette si prestano perfettamente al commercio “anticontagio”. Molte in realtà non hanno mai cessato di essere utilizzate, ma durante questi mesi di emergenza sanitaria, in tanti hanno pensato bene di “riattivare” le antiche buchette e così, nel giro di poco, molte di queste storiche finestrelle sono state riaperte e utilizzate proprio per la vendita in sicurezza… ma non più soltanto di vino!

Ottimo esempio è la buchetta di Via dell’Isola delle Stinche che, fin dall’inizio della pandemia, è stata riaperta e riattivata dalla Gelateria Vivoli per la vendita di cappuccini e gelati in vaschetta

Ma anche la vicina Osteria delle Brache in Piazza Peruzzi, o la buchetta di Babae in Santo Spirito, o ancora il Latini, locale storico di Firenze, che ha sempre utilizzato le buchette del vino anche prima della pandemia per offrire vino e salumi attraverso le sue due porticine utilizzate da ben 110 anni! Una trattoria storica nel cuore della città, nata come fiaschetteria, che oggi viene gestita dalla giovane Emilia, che ci ha spiegato: “le buchette sono diventate molto di moda, addirittura alcune vengono spacciate per centenarie quando invece qualcuno le ha create solo recentemente!”.

Tutte realtà che hanno riportato i cittadini di Firenze indietro nel tempo. La funzione originaria delle buchette torna quindi utile nel 2020 per un commercio a distanza, obbligatorio tanto durante il tempo di peste quanto oggi.

Esiste anche un’Associazione nata con intenti culturali e senza scopo di lucro, che negli anni ha sviluppato il censimento delle buchette nel territorio fiorentino, arrivando a catalogare quasi 170 referenze, dalle 90 circa da cui si era partiti. E secondo le ricerche anche nel resto della Toscana si segnalano altri 80 finestrini del vino in 30 diverse località.

Matteo Faglia, Presidente Associazione Buchette del Vino, racconta:

“a Firenze sono state avviate, su percorsi differenti nel centro storico, sia visite guidate che ‘cacce alle buchette’, e in più occasioni abbiamo tenuto incontri e conferenze sul tema, ospiti di altre associazioni culturali o di librerie. Dopo la riedizione del libro di Massimo Casprini ‘I finestrini del vino’, abbiamo realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio una mappa cartacea delle buchette del Centro Storico di Firenze e continuiamo, con il nulla osta della Soprintendenza, l’apposizione di targhe segnaletiche in accordo con i proprietari di buchette”.

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