domenica 22 Dicembre 2024
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A Bruxelles la guerra del cioccolato cosiddetto “puro” è conclusa e l’Italia ha perso

L'obiettivo sembra quello di uniformare verso il basso la qualità del cioccolato in tutta l’Ue, di diminuirne il costo di produzione; di impedire una corretta informazione dei consumatori. Ma non è affatto scontato che le stesse lobby possano arrivare a influenzare anche la Corte di Giustizia, e che i giudici comunitari diano ragione alla Commissione e torto all’Italia

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BRUXELLES – Per ora in Italia il cioccolato puro – ovvero senza materie grasse diverse dal burro di cacao – è salvo, dopo il voto unanime con cui ieri la Camera dei deputati ha bocciato la proposta di abolire, in ottemperanza a un diktat della Commissione europea, questa denominazione di vendita facoltativa. Quello che pochi conoscono, tuttavia, è proprio la motivazione con cui l’Esecutivo comunitario ha ritenuto di dover bocciare la legge italiana, che nel recepire la direttiva europea del 2000 ha tutelato il diritto dei produttori, spesso artigianali, di rivendicare in etichetta l’assenza dei grassi di  sostituzione, e il diritto dei consumatori di esserne informati.

Nelle procedure d’infrazione contro uno Stato membro, i contenuti della lettera di messa in mora e del successivo parere motivato che la Commissione europea invia ai governi sono classificati come confidenziali, e non sono resi pubblici, a meno che vi siano delle fughe sulla stampa. In questo caso, secondo quanto risulta a Comunicaffè, Bruxelles ha messo in mora il governo italiano nell’ottobre scorso dopo che era entrata in vigore una direttiva che promuoveva la deroga e puniva la regola. Premiando la minoranza degli Stati membri favorevoli ai grassi di sostituzione nel contro l’iniziale maggioranza dei paesi puristi, arresisi tutti alla fine (salvo il Belgio, una delle Patrie del buon caffè) all’offensiva del cioccolato industriale.

Bruxelles non stupisce con questa scelta

Non stupisce così che le stesse forze, con le stesse motivazioni, agiscano ancora in seno alla Commissione contro la resistenza di uno o più Stati membri all’obiettivo di uniformare verso il basso la qualità del cioccolato in tutta l’Ue, di diminuirne il costo di produzione; di impedire una corretta informazione dei consumatori. Ma non è affatto scontato che le stesse lobby possano arrivare a influenzare anche la Corte di Giustizia, e che i giudici comunitari diano ragione alla Commissione e torto all’Italia.

La guerra del cioccolato, che infuriò per tre anni a Bruxelles e a Strasburgo fino al marzo del 2000, è ricominciata giovedì pomeriggio da Roma.

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