lunedì 30 Dicembre 2024
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Brexit, caffè a rischio: solo un inglese su 50 lavora nelle caffetterie

L’allarme è stato lanciato da Andrea Wareham, direttrice delle risorse umane di Pret a Manger, una delle maggiori catene di caffetterie all’italiana (o alla francese, in questo caso, ma il concetto è molto simile) presenti in Gran Bretagna

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LONDRA – Niente più cappuccino e caffè per gli inglesi, dopo la Brexit? Dubbio legittimo, stando all’allarme lanciato da Andrea Wareham, direttrice delle risorse umane per Pret a Manger, una delle maggiori catene di caffetterie all’italiana (o alla francese, in questo caso, ma il concetto è molto simile) presenti in Gran Bretagna.

“Soltanto una domanda di lavoro su 50, fra quelle che riceviamo per fare il barista o il cameriere nei nostri caffè, proviene da un cittadino britannico”, ha detto Wareham a una commissione della camera dei Lord che studia le conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

La manager ha rivelato che il suo gruppo (di proprietà britannica, nonostante il nome) impiega personale di 110 diverse nazionalità in questo paese, con il 65 per cento della forza lavoro proveniente da stati della Ue.

“Se dovessi riempire tutti i posti di lavoro con dipendenti britannici, dovremmo chiudere”, afferma la dirigente di Pret a Manger, secondo quanto riporta il Guardian.

E altre catene di caffetterie presenti in Inghilterra, come Caffè Nero e Starbucks, hanno una situazione analoga.

Tra i dipendenti europei, inoltre, gli italiani sono moltissimi: per tanti nostri giovani connazionali emigrati qui, l’impiego a fare caffè e cappuccini dietro un bancone è il primo passo, anche per la vicinanza cultural-gastronomica con il settore della ristorazione.

Essere italiani, in certi ristoranti e caffè, è un plus per essere assunti.

A chi sostiene che lo scarso interesse dei lavoratori britannici per offerte di questo tipo è dovuto al basso salario, che di base a livello di partenza è soltanto di 16 mila sterline l’anno (circa 19 mila euro), poco per mantenersi in una città costosa come Londra, la direttrice delle risorse umane di Pret risponde che, con i bonus e gli straordinari, lo stipendio può diventare molto più alto.

Senza contare, aggiunge, che la sua catena offre possibilità di fare carriera all’interno, diventando responsabile di un caffè per esempio, che prevedono potenzialmente salari annuali assai più alti, fino a 40-45 mila sterline (50-60 mila euro) nel giro di qualche anno.

La sua testimonianza conferma altre stime secondo cui numerosi settori dell’economia britannica non riuscirebbero ad andare avanti senza l’apporto di una larga presenza di immigrati, in particolare dall’Unione Europea.

Enrico Franceschini

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