BRESCIA – Fino a qualche mese fa lavorava dietro una scrivania, in uno studio di commercialisti. Da qualche settimana fa avanti e indietro dietro al bancone del suo bar “Il Caffè sospeso” di Corso Martiri. Erica Merli, 28enne bresciana, ha avuto il coraggio di seguire istinto e passione, rinunciando senza troppi rimpianti a quello che per molti under 30 è ormai un miraggio: il contratto a tempo indeterminato.
Quando i suoi ex titolari di lavoro le hanno presentato il documento da firmare, lei ha estratto dalla tasca la lettera di dimissioni, senza aver alcun ripensamento: “I rimpianti li avrei avuti se non avessi seguito la mia passione – spiega Erica – . Il lavoro d’ufficio non faceva per me. Per pagarmi gli studi di giurisprudenza ho lavorato in una pizzeria e da allora sono rimasta affascinata dal mondo della ristorazione. Così, appena mi si è presentata l’occasione giusta di aprire la mia attività l’ho colta al volo. È successo tutto per caso: ho visto su internet l’annuncio e ho chiamato immediatamente. Appena ho visto il locale, ho capito che faceva per me. Il mio sogno nel cassetto è aprire un bistrot, ma per cominciare la caffetteria è perfetta.”
Un bar che riflette la personalità esuberante, solare e generosa di Erica. Il nome che ha scelto non è casuale ed è preso da “I racconti popolari napoletani” di Luciano De Crescenzo: “Volevo che il mio bar si distinguesse dagli altri, così ho deciso di provare a portare a Brescia l’usanza napoletana di lasciar pagato un caffè al banco per chi arriva dopo. In un periodo in cui la generosità non va di più di moda lo trovo un bel gesto per l’umanità”
Una tradizione che però a Brescia fatica ad attecchire. Nel cuore di paglia appeso dietro al bancone ci sono decine di scontrini di caffè già pagati: “Il problema è che quasi nessuno li accetta, perché molte persone si fanno riguardo. Quindi sto prendendo i contatti con alcune associazioni del territorio per donare a loro il corrispettivo dei caffé offerti e non consumati.”