SAN PAOLO (Brasile) – Starbucks ha interpretato a modo suo l’invito del direttore esecutivo dell’Ico, International coffee organitation, di “aumentare il consumo del caffè nei Paesi produttori”.
E da ieri ha aperto la sue due prime caffetterie. Tra l’altro il Brasile non è più soltanto il primo produttore di Arabica e di caffè in totale, ma è già il secondo consumatore dopo gli Stati Uniti. Paese che il presidente Lula conta di sorpassare, almeno su questo fronte, nei prossimi anni. Già oggi il Brasile consuma il 13 per cento della sua produzione.
Per ora i locali saranno 2, in due dei centri commerciali più opulenti: Ritzy e Morumbi. I prezzi? L’espresso costa 2.8 reais (1,29 euro, la quotazione di ieri era di 1 euro=2.17 reais) e latte e cappuccino alto più di 5 reais ciascuno, (2,5 euro). Un dettaglio sul caffè venduto: 2 torrefatti di brasiliano e un menù completo da tutto il resto del mondo.
Ma il Brasile ha un altro aspetto d’interesse per gli investitori: rientra nell’ormai mitico gruppo del Paesi del Bric, Brasile, Russia, India e Cina dove tutto luccica e tutto sembra potersi trasformare in oro. Anche il caffè.
Infine uno sguardo dal Brasile all’Italia. Perché Starbuks, che non sbarcherebbe in Italia per i suoi prezzi troppo elevati per gli standard delle nostre caffetterie, offrirà l’espresso ai brasiliani, sia pure a quelli di fascia alta, ai ricchi, ad un prezzo doppio rispetto a quello cui sono abituati a pagarlo, anche se ultimamente alcune caffetterie alla moda hanno cominciato ad aumentare i prezzi pur partendo da una materia prima che, a maggior ragione in Brasile, costa pochissimo.
Tra gli obiettivi di Starbucks quello di portare le caffetterie rapidamente a quota 150, sullo slancio di un successo che si è già verificato di recente in Messico.