MILANO – Da oltre vent’anni, il Brasile esibisce, nelle vetrine internazionali, le foto scattate dai satelliti (o, oggi, dai droni) che ritraggono dall’alto gli ormai celebri e imponenti impianti di irrigazione a perno centrale (pivot) utilizzati per la produzione del caffè nel Cerrado. Gli arbusti ricevono l’acqua grazie a bracci lunghi anche più di mezzo chilometro.
Vista dall’altro, la disposizione concentrica dei filari è ormai un tratto distintivo caratteristico del paesaggio agricolo.
Anche grazie a questo sistema di irrigazione, la savana brasiliana – considerata, un tempo, inadatta alla coltura del caffè – è oggi l’area in cui registrano i massimi livelli di produttività del paese.
Di irrigazione – con il pivot o altri sistemi (goccia, aspersione, ecc.) – si parla sempre più spesso in Brasile, quale soluzione ai problemi di siccità, che si sono aggravati negli ultimi anni, anche per effetto del cambiamento climatico.
A giudizio di molti, il settore brasiliano del caffè – per riuscire a tenere il passo con la domanda mondiale, in costante crescita – dovrà, per forza di cose, fare ricorso in misura crescente alla coltura irrigata.
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