MILANO – La crisi logistica globale frena ancora l’export del Brasile, in calo per il settimo mese consecutivo. Secondo i dati di Cecafé, gli imbarchi di caffè in tutte le forme del primo produttore ed esportatore mondiale hanno segnato a settembre una caduta 26,5% fermandosi a 3.111.905 sacchi, il livello minimo degli ultimi quattro anni per questo mese.
Per effetto della ripresa dei prezzi, il fatturato è invece in lieve crescita (+0,5%) a 518,2 milioni di dollari.
L’export di caffè verde è in flessione del 29,6%, a 2.748.314 sacchi. Diminuiscono i volumi di arabica (-24,9%), ma soprattutto quelli di robusta (-51,8%), che si mantengono comunque su livelli elevati.
L’export di caffè trasformato è invece in crescita del 10,1% a 363.591 sacchi, perlopiù costituiti da caffè solubile.
Le esportazioni dall’inizio dell’anno sono in calo del 4,1%, a 29.758.579 sacchi, il livello più basso degli ultimi tre anni.L’export di caffè verde si attesta a 26.825.686 sacchi (-4%). Contenuta la flessione degli arabica (-1,5%): più marcata (-19,9%) quella dei robusta.
Le vendite di caffè trasformato del Brasile sono a loro volta inferiori del 4,9% rispetto al pari periodo dello scorso anno.
Stabile l’export verso gli Usa, massimo mercato del caffè brasiliano, con oltre 5,6 milioni di sacchi esportati dall’inizio dell’anno.
In calo generalizzato le esportazioni verso quasi tutti gli altri principali paesi di destino, con le soli eccezioni di Giappone (+17,84%) e Colombia (+82,58%).
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