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BRASILE – Export in frenata a febbraio

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MILANO – Brusca battuta d’arresto per l’export brasiliano. Secondo i dati mensili diffusi del Consiglio degli esportatori di caffè (CeCafé), gli imbarchi di prodotto in tutte le forme sono stati a febbraio di 2,684 milioni di sacchi, pari a un calo dell’8,4% rispetto allo stesso mese del 2014.

Nonostante i minori volumi sono entrati nelle casse brasiliane 524,5 milioni di dollari, pari a un incremento a valore del 27,3%.

Gli Usa rimangono la principale destinazione, con 1.048.720 sacchi (18% del totale esportato), seguiti a ruota dalla Germania con 1.039.679 sacchi (18%).

L’Italia occupa la terza posizione con 564.228 sacchi (10%) davanti a Belgio (481.179 sacchi, 8%) e Giappone (401.461 sacchi, 7%).

L’export dei primi due mesi dell’anno solare è stato di 5.732.606 sacchi, in lieve crescita (+0,4%) rispetto al pari periodo dell’anno passato.

Detto volume è composto per l’81,6% da arabica, per il 10,4% da robusta e perl’8% da solubile. I caffè differenziati hanno costituito il 24% delle esportazioni a volume e il 30,2% a valore.

Il fatturato totale, tra gennaio e febbraio, cresce addirittura del 41,8% rispetto al primo bimestre 2014, per un totale di 1,13 miliardi di dollari.

Secondo il direttore generale di CeCafé Guilherme Braga, le esportazioni di caffè sono proseguite anche a febbraio a ritmi normali e il calo dei volumi va imputato esclusivamente al minor numero di giorni lavorativi.

Ricordiamo che le attività dello scalo di Santos, massimo porto brasiliano del caffè, sono state rallentate per alcuni giorni lo scorso mese a causa di uno sciopero degli autotrasportatori, che ha portato al blocco di alcuni degli snodi di traffico più importanti del paese.

Tale stop ha sommato i suoi effetti a quelli dovuti al consueto rallentamento delle attività nei giorni del carnevale.

Nell’arco dei primi 8 mesi dell’annata di raccolto corrente (luglio 2014-febbraio 2015), il Brasile ha esportato 24.563.117 sacchi di caffè in tutte le forme, per un fatturato di 4,826 miliardi di dollari, pari a un incremento del 10,3% e del 48,3% rispettivamente a volume e a valore.

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