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BRASILE – Dati CeCafé evidenziano una forte crescita dell’export

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MILANO – Cresce l’export, ma diminuiscono le entrate. Così il report mensile del Consiglio degli esportatori di caffè del Brasile (CeCafé), che riepiloga i dati preliminari sull’export del primo produttore mondiale relativi a settembre.

Il documento di CeCafé evidenzia il consistente incremento sull’anno registrato dagli imbarchi, ma anche la forte contrazione a valore dovuta al calo dei prezzi. Le esportazioni di caffè in tutte le forme sono risultate pari a 2.563.112 sacchi, ossia il 13,3% in più rispetto ai 2.261.735 sacchi di settembre 2012.

Diminuisce però il fatturato, che scende a 381,553 milioni di dollari, contro i 468,107 milioni di un anno fa, ossia un calo del 18,5%.

Ciò equivale a una flessione del 28,1% del prezzo medio per sacco – afferma CeCafé – che si è attestato, sempre il mese passato, a 148,86 dollari/sacco, contro i 206,97 di settembre 2012 e i 282,09 dollari/sacco di settembre 2011.

A crescere sono le esportazioni di caffè verde, che raggiungono un totale di 2.286.416 sacchi (+16,6%), di cui 2.145.151 sacchi di arabica (+13,9%) e 141.265 di robusta (+84%).

Le vendite all’estero di caffè trasformato segnano invece una flessione dell’8,3%, risultando pari a 276.696 sacchi, costituiti in massima parte da solubile.

Le esportazioni di caffè in tutte le forme nell’arco dei primi 9 mesi dell’anno solare (gennaio-settembre) si attestano a 22.381.605 sacchi, in crescita del 14% rispetto al pari periodo dell’anno scorso (cliccare sulla miniatura sottostante per visualizzare la tabella ingrandita in un’altra finestra, fonte CeCafé).

Export 9 mesi 2013

A ciò corrisponde un valore di 3.868.423.000 dollari, anche in questo caso, in forte diminuzione (-15,1%) rispetto alle cifre del 2012.

Più nel dettaglio, la voce caffè verde registra un +15,6%, per un volume complessivo di 19.922.695 sacchi. di cui 18.893.971 sacchi di arabica (+16%) e 1.028.724 sacchi di robusta (+8,4%%).

L’export di caffè trasformato è pari a 2.458.910 sacchi (+2,6%). La voce predominante è rappresentata dal solubile, con un totale di 2.441.698 sacchi, in crescita del 3,3% sull’anno precedente.

In forte flessione (-45,1%) invece le vendite di torrefatto, che contano per i rimanenti 17.212 sacchi.

Osservando più da vicino il profilo qualitativo dell’export di caffè verde osserviamo – sempre con riguardo ai primi 9 mesi dell’anno solare – che il totale sopra descritto di 22.381.605 sacchi è costituito per l’89% da caffè verde e per il rimanente da caffè torrefatto e caffè solubile.

Profilo qualitativo settembre 2013

Come è possibile vedere dalla tabella soprastante (fonte CeCafé), i caffè arabica differenziati costituiscono il 14,9% e il 18,5% dell’export complessivo rispettivamente a volume e a valore.

Ai caffè robusta (conillon) differenziati è riconducibile una quota pari allo 0,6% sia a volume che a valore. I robusta non differenziati costituiscono appena il 3% del totale a valore a fronte di una quota a volume del 4%.

L’81,1% dell’export in tutte le forme, per un totale di 18.151.224 sacchi (+14,7% rispetto al pari periodo 2012), ha preso la strada dei paesi importatori tradizionali, che dal Brasile hanno acquistato soprattutto caffè arabica (15.938.282 sacchi, con un incremento del 16,2%) e solubile (1.410.195 sacchi, +2%); più modesti, anche se in crescita, i volumi di robusta (787.138, +12,6%), mentre quelli di torrefatto risultano trascurabili (15.609 sacchi, in calo del 47,3%).

Le esportazioni verso i paesi importatori emergenti (+22,3%) sono pari a 3.652.722 sacchi (16,3% del totale), con una netta prevalenza, fra le voci, dei caffè arabica (2.857.645 sacchi, +29,1%) e del solubile (766.195 sacchi, +1,7%).

I rimanenti 577.659 sacchi (2,6% del totale) sono stati esportati verso gli altri paesi produttori (-29,7%), che hanno acquistato soprattutto caffè solubile (265.308 sacchi, + 16%) e caffè robusta (213.583 sacchi, -7,5%).

Sempre tra gennaio e settembre, il Brasile ha esportato verso l’Europa 12.035.687 sacchi di caffè in tutte le forme (54% del totale), con un dato in crescita del 12%, di cui 10.939.465 sacchi verso l’Unione Europea (+11%).

L’export verso il nord America è stato di 5.035.066 sacchi (22% del totale, con una variazione positiva sull’anno anch’essa del 22%). Seguono Asia (3.920.929 sacchi, pari a una quota del 18% e a un +22% a volume) e America del sud (726.511 sacchi, con un calo sull’anno del 21%).

Guardando ai singoli paesi, i principali mercati brasiliani sono stati gli Usa, con 4.514.223 sacchi (+22,84%), la Germania, con 3.858.933 sacchi (+13,51%), l’Italia, con 1.946.623 sacchi (+7,48%), il Giappone, con 1.835.350 sacchi (+21,87%) e il Belgio, con 1.378.395 sacchi (+13,26%).

I principali porti di imbarco rimangono Santos e Rio de Janeiro, con un volume rispettivamente di 14,8 e 2,3 milioni di sacchi.

Negli ultimi 12 mesi disponibili (ottobre 2012-settembre 2013, coincidenti dunque con l’annata caffearia 2012-2013), l’export di caffè brasiliano in tutte le forme ha raggiunto un totale di 31.079.484 sacchi, per un valore di 5.678.392.000 dollari.

Di questi, 27.647.733 sacchi sono costituiti da caffè verde  – di cui 26.422.817 sacchi di arabica e 1.224.916 di robusta – e 3.431.751 da caffè trasformato.

cafe-do-brasil

L’export di caffè robusta del Brasile potrebbe più che triplicare nel corso del decennio e raggiungere i 5 milioni di sacchi entro il 2020.

Lo sostiene uno studio dell’analista specializzato brasiliano P&A, commissionato dal Consiglio nazionale del caffè (Cnc), la principale organizzazione privata dei produttori di caffè del Brasile.

Due i principali trend di fondo delineati dallo studio.

Il primo – implicito nel dato sopra indicato – è una crescente propensione all’export dei produttori di robusta, che attualmente commercializzano il loro caffè in buona parte in Brasile.

Il secondo sarà costituito, al contrario, da una maggiore attenzione da parte dei produttori di arabica, tradizionalmente proiettati sui mercati esteri, al mercato interno, per effetto della crescita ulteriore dei consumi e del miglioramento qualitativo dei prodotti.

Poiché i consumi su scala globale si incrementeranno soprattutto per merito dei mercati emergenti, P&A calcola che la maggior domanda mondiale di robusta supererà quella di arabica in un rapporto di 3 a 1.

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