La legge europea contro la deforestazione che vieta ai Paesi dell’UE di importare prodotti provenienti da aree deforestate è considerata da 17 Paesi in via di sviluppo tra cui Brasile, Messico e Colombia come “punitiva e discriminatoria”. I 17 governi firmatari contro la legge temono che i piccoli produttori potrebbero finire esclusi dalle catene di valore internazionali, non perché hanno deforestato le loro terre, ma per la loro incapacità di soddisfare i rigidi requisiti imposti dalle normative europee.
La legge anti-deforestazione vieta l’ingresso nell’UE di sette prodotti (olio di palma, cacao, caffè, gomma, bestiame, legname e soia) e dei loro derivati che provengono da aree deforestate illegalmente. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata su Start Magazine.
La lettera contro la legge della deforestazione
MILANO – La legge europea contro la deforestazione, entrata in vigore poco più di due mesi fa, che vieta ai Paesi dell’UE di importare prodotti provenienti da aree deforestate, ha suscitato in diversi Paesi in via di sviluppo la preoccupazione di essere direttamente danneggiati.
Il Brasile, l’Indonesia e altri 15 Paesi hanno scritto una lettera congiunta alle massime autorità delle istituzioni dell’UE, chiedendo al blocco di riconsiderare la norma, che criticano per la sua “natura punitiva e discriminatoria”, secondo il testo, diffuso lunedì dal ministero degli Esteri brasiliano.
Molti dei firmatari – scrive El Pais – avevano già reso pubblica la loro insoddisfazione un anno fa. Gli Stati firmatari accusano l’UE di essere stata finora “inflessibile” e chiedono l’apertura di un dialogo per risolvere la controversia, riaffermando il loro impegno per “obiettivi ambientali multilaterali”.
La normativa europea, entrata in vigore il 29 giugno, è considerata dai suoi autori un importante passo avanti per garantire che il consumo nell’UE non contribuisca alla deforestazione o al degrado dell’Amazzonia e di altre preziose foreste tropicali.
La legge anti-deforestazione vieta l’ingresso nell’UE di sette prodotti (olio di palma, cacao, caffè, gomma, bestiame, legname e soia) e dei loro derivati che provengono da aree deforestate illegalmente dopo il 31 dicembre 2020. Questa è la data limite. E saranno le stesse aziende che vogliono commercializzarli a dover dimostrare che i loro prodotti sono puliti.
Oltre al Brasile, hanno firmato la lettera anche dieci Paesi dell’America Latina (Argentina, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guatemala, Honduras, Messico, Paraguay, Perù e Repubblica Dominicana), nonché Indonesia (che ospita una delle più grandi foreste pluviali del mondo dopo l’Amazzonia), Costa d’Avorio, Ghana, Malesia, Nigeria e Thailandia.
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