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BRASILE – Il consumo di caffè batte il record. Nel 2012 ha toccato i 6,23 chilogrammi di crudo

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A cura di Gil Manigrassi. SAN PAOLO (Brasile) – Il consumo di caffè  pro-capite nel Brasile, ha battuto tutti i record assoluti. Infatti, si sono registrati dei consumi maggiori, a datare dal lontano 1965; questo secondo la ABIC (Associaçao Brasileira das Industrias de Café) in un documento che é stato divulgato di recente.

Abic: l’analisi

Nel periodo di Novembre 2011 ed Ottobre del 2012, il consumo pro-capite brasiliano, é stato di ben 6,23 chili di caffè in chicco crudo, o il 4,98 chili di caffè torrefatto,. Quindi l’equivalente a quasi 83 litri di bevanda per abitante del Paese. Una crescita del 2,10 %  in relazione al periodo anteriore.

La ABIC ha pure osservato che, questo consumo, é il maggiore già registrato nel Paese. Ed ha superato i dati storici del 1965, oltrepassando in questo, l´Italia, la Francia e gli Usa.

Nello stesso periodo, é stato anche registrato il consumo di 20,33 milioni di sacchi

Una crescita del 3% sempre in relazione allo spesso periodo dell´anno passato. “Il brasiliano, sta consumando più tazzine di caffè giornaliere. Perché lo stesso sta diversificando la bevanda; durante il giorno, passa dal classico caffè -filtrato- (consumato in tutte le case…) per l´espresso all’italiana, il caffè in cialda; il cappuccino e varie altre combinazioni che stanno dando successo al mercato”, secondo quanto scrive l’Abic.

Ed il consumo (sempre secondo l’associazione) dovrà ancora crescere

Sino ad arrivare alla stima di un 3% per la fine dell’anno corrente, il che, eleverebbe questa crescita-interna, ai 21 milioni di sacchi di consumo, obiettivo da tempo ricercato.  Osserva l’Abic: “Questa crescita, é stata spinta dal’arrivo di consumatori delle classi definite B, C e D, ossia, delle classi medio-basse, abitanti specialmente nelle regioni nordestine del Paese.

Sempre secondo la stessa Abic, i prezzi del prodotto per i consumatori locali, dovranno “passare” per un piccolo aumento  ancora in quest’anno. Ma, la maggioranza delle imprese del settore, non è ancora riuscita a ripassare questi costi di materia prima al consumatore finale, ma, dovrà farlo, o perderà soldi.

 

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