domenica 22 Dicembre 2024
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Brand Festival, Simona Colombo: “Così Gruppo Cimbali porta la sua identità nel mondo”

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JESI (Ancona) – Si è concluso il Brand Festival, il convegno che ha richiamato nella cittadina marchigiana grandi aziende per confrontarsi sui temi del marketing, delle identità di marca e del territorio. Ne abbiamo parlato con Simona Colombo,  Group marketing e Communications director – Gruppo Cimbali.

Brand Festival, il contatto con il resto del mondo

Spiega Colombo: “Siamo stati inviati a dialogare come azienda di marca internazionale che opera in tutto il mondo ma che viene a confrontarsi con un panel di realtà multinazionali e territoriali. Siamo qui in doppia veste, per raccontare come Gruppo Cimbali, quindi anche con il marchio Faema, internazionalizza e racconta la propria identità in tutto il mondo.

Inoltre, nell’ultima giornata, siamo stati presenti con Barbara Foglia – Responsabile attività museali Mumac Museo della Macchina per il caffè Gruppo Cimbali – e con il nostro museo d’impresa, il Mumac.

Condivideremo l’approccio di un’azienda mecenate che esprime le proprie capacità attraverso la cultura e l’Heritage che ritroviamo oggi, nei grandi valori del presente. Quindi i clienti, la formazione; la presenza sul territorio, la qualità dei propri prodotti, gli investimenti sulle persone. Come sono il Mumac e l’Academy”.

Come è emerso che il marketing del settore caffè è paragonabile a quello delle grandi aziende consumer?

“È così perché la grande differenza che esisteva tra B2B e B2C oggi è quasi annullata, quando si parla di marche e di identità. Perché in realtà sono le marche che dialogano con i propri pubblici di riferimento. E il pubblico di riferimento è sempre una persona. Non esiste più la dicotomia tra B2B e B2C ma si parla di contenuto, di relazione. Diventa un one to one, da persona a persona. Siamo lì tutti insieme e lavoriamo sugli stessi canali”.

Che cosa si è detto del glocal, il fatto che le aziende non sono più ne locali ne globali.

“Le aziende internazionali oggi sono in primis multiculturali ed inclusive delle diversità che si incontrano quando si parla con i propri clienti. Quindi ne local ne glocal. Di conseguenza la narrativa aziendale deve saper essere in grado di parlare con diversi pubblici. I nostri contenuti devono essere internazionali, per condividere quello che accade intorno a Gruppo Cimbali, come accade, quali sono i nostri prodotti e i nostri clienti. E poi, caso per caso, saper incontrare le esigenze e i linguaggi stessi dei diversi Paesi e consumatori.”

Su questo fronte Gruppo Cimbali ha un asset particolare che è il Mumac, un museo aziendale che vi distingue da tantissime altre realtà aziendali. Quale è il ruolo del museo nell’ambito dell’attività di marca?

“Il Mumac è il volano della nostra identità e dei valori e del futuro della nostra azienda. E’ fortissimamente legato alla realtà del territorio. Ed è per questo che siamo a Jesi oggi. Per spiegare come ci leghiamo ai diversi territori. Il museo, con le sue condizioni che sono uniche, è anche un punto di dialogo con realtà internazionali. Noi prestiamo le nostre macchine quindi lavoriamo insieme a grandi realtà internazionali come Louvre, Triennale di Milano, presto saremo al Deutsche Museum, con alcune macchine per una grande mostra sul caffè. Siamo stati in Corea del Sud, in Olanda. Ci muoviamo attraverso gli asset della cultura. E quindi della più grande fonte di sviluppo. Che è poi quello che i nostri clienti e dipendenti ritrovano in oltre cento anni di qualità, di storia e di prodotto, ma anche persone e progetti, dentro il contenitore che è il Museo. Che sì è fisico ma che vive anche di progetti fuori porta, come quello di Jesi, in questa settimana ricca di eventi e incontri.”

Accanto a Mumac c’è l’Academy che eroga una serie di titoli accademici sempre più impegnativi.

“L’Academy svolge il ruolo del racconto della cultura e del viaggio del caffè. Del ruolo e  del viaggio che svolgono le persone e le comunità che popolano e animano il mercato del caffè. In Academy  svolgiamo un’attività di formazione dal chicco alla tazzina. Abbiamo corsi certificati Sca, Inei e non soltanto. E raccontiamo, divulghiamo la cultura delle identità. Partendo dal chicco e di come noi svolgiamo un ruolo importante, in qualità di trasformatori, grazie alla nostre offerte di macinadosatori e di macchine per il caffè tradizionali e superautomatiche. E per questo in Academy rilasciamo tutti i diplomi necessari per consentire a ciascuno di sviluppare la propria professionalità. Lo facciamo con i nostri trainer, il manager dell’Academy e anche con i resident professor come è nel caso del Q-Grader che arriva da New York.”

Conclude Colombo: “Quello di Jesi è stato un confronto che ha arricchito tutti i protagonisti, da BMW a Procter & Gamble a Angelini perché ha offerto a ciascuno la possibilità di mettere a fattor comune le proprie esperienze. Partecipare a un festival sul brand e l’identità aziendale è stato un grande piacere”

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