MILANO – Il caffè fatto in casa, dalla tostatura alla tazzina. È l’idea dell’azienda Bonaverde caffè, che ha l’obiettivo di portare in cucina una fase di produzione che rimane solitamente lontana dagli occhi del consumatore finale di caffè.
Bonaverde offre una nuova tecnologia
Il fatto è questo: dal chicco di caffè alla tazzina, il processo sarà interamente sotto gli occhi del consumatore. Grazie alla nuova tecnologia proposta dall’azienda.
Il caffè verde (crudo) non è una materia prima facile da reperire. Per questo l’azienda ha sviluppato una seconda macchina per gli agricoltori. Una volta raccolti i chicchi, potranno essere inseriti nella macchina e impacchettati, pronti per essere usati dal consumatore finale.
La chiave del processo di confezionamento è un chip RFID, che identifica ogni confezione in maniera univoca.
Uno strumento al servizio del consumatore
I clienti Bonaverde dovranno poi sfiorare questo tag sulla parte anteriore della loro macchina, prima di procedere con la fase di tostatura.
Data la scarsa confidenza dell’utente medio con la fase di torrefazione, la macchina sarà in grado di regolare automaticamente la temperatura ideale per quel dato tipo di chicco. A seconda delle caratteristiche identificate e della provenienza.
L’app Bonaverde che regola l’intensità del caffè
Grazie a un’app, poi, l’utente finale sarà comunque in grado di intervenire sulla tostatura, per ottenere un sapore più o meno intenso.
L’azienda sta lavorando per avviare mezzi che facilitino una possibile condivisione di dati ed esperienze tra gli utenti che utilizzano le proprie macchine. Così i consumatori potranno aiutarsi gli uni con gli altri. Si formerebbe una community attorno al brand.
Un nuovo modello di business: vantaggi e svantaggi
Grazie al chip RFID, Bonaverde propone un nuovo modello di business per la gestione del caffè venduto. Essendo un’azienda giovane, non ha ancora i mezzi per proporsi come solido intermediatore tra coltivatore e consumatore.
Bonaverde si occupa della spedizione del prodotto al cliente. Il caffè viene considerato venduto quando l’utente finale scansiona il codice sul tag della macchina.
Questo modello porta con sé vantaggi e svantaggi: l’agricoltore corre dei rischi potenziali. TUttavia, l’azienda assicura che i propri coltivatori riusciranno a guadagnare fino al 30% in più rispetto a quanto avverrebbe con la vendita dei propri prodotti ai canali del commercio equo solidale.
Sara Moraca