MILANO – MilanoCaffè finisce col botto, con il battesimo della nuova macchina Opera di Bialetti. Abbiamo discusso con Enrico Segner, retail director Bialetti, e Giuseppe Cittadini Store Manager e Esperto di Caffè, per capire come mai un marchio storico e grande ha scelto questa occasione per un’anteprima così importante.
Enrico Segner risponde
“Abbiamo creduto in questa opportunità, perché Bialetti sempre più si sta focalizzando sul
mondo del caffè. Quindi questi appuntamenti come la Giornata internazionale del caffè, sono strategici per qualsiasi azienda attiva in questo business.
È stato un momento che poi ha coinciso con il lancio della nostra macchina Opera utilizzabile con capsule Bialetti. E anche con la celebrazione dei 100 anni di storia della nostra azienda. Per questo, abbiamo partecipato a questo grande evento milanese: per mostrare che il mondo Bialetti arriva al consumatore finale. Sia quello che già ci conosce sia quello che deve ancora conoscerci.”
Per molti Bialetti è già sinonimo di caffè, per altri il brand si identifica solo con le caffettiere… Come mai questo nuovo riposizionamento sullo stesso mercato?
Continua Enrico Segner: “Sembra quasi un assioma: Bialetti ha inventato la linea Il Caffè d’Italia partendo dall’utilizzo e dalle peculiarità della Moka. Il concetto di andare a completare la nostra offerta, all’interno di una logica di riposizionamento nel settore, con una focalizzazione sia sul caffè in capsule che in macinato, rappresenta per noi la crescita futura per quanto riguarda il marchio.
Oggi, l’inventore della Moka non poteva non contare nel suo assortimento il prodotto caffè.”
Come sta la Moka?
“Lei sa benissimo che il Flagship store Lavazza ha un ampio spazio dedicato alla Moka, così come il Flagship store di Caffè Pascucci. Insomma, ci sono tanti locali dove questo strumento è tornato.”
È ancora di moda?
Risponde Enrico Segner: “Assolutamente sì: oggi c’è un forte ritorno a questo prodotto e a tutto il contesto esperienziale e valoriale che porta con sé. Lo vediamo attraverso i numeri. Infatti, anche quest’anno, considerando la nostra rete di negozi, noi stiamo crescendo in termini di volumi e di attenzione da parte del cliente italiano e straniero.
L’utilizzo della Moka è fortemente riconosciuto come un’esperienza unica per degustare il caffè. Perché effettivamente rappresenta un momento unico e conviviale, in cui il consumatore vive qualcosa di più personale. Rispetto al consumo del caffè preparato con macchina espresso, più legato a esigenze di risparmio di tempo e a momenti di aggregazione diversi. La Moka invece è più familiare, dedicata alle colazioni lunghe, al fine settimana.”
Enrico Segner: la Moka è estremamente ecologica
“Noi sappiamo bene che l’utilizzo della Moka aiuta sul tema della sostenibilità. Perché, a differenza delle capsule – e ricordiamo che quelle Bialetti sono riciclabili e in alluminio – la Moka, dicevo, è un esempio eccezionale di utilizzo prolungato nel tempo: il caffè con una Moka usata, si sa, è ancora più buono. Inoltre si tratta di uno strumento alternativo sostanzialmente “zero waste”.
La preparazione della Moka, poi, è per me un’esperienza unica che mi accompagna durante il giorno: dal momento in cui mi alzo la mattina e la metto sul fuoco, sento il caffè che sale e lo degusto nella tazzina. So che sto vivendo una pausa di relax, legata all’assaggio diverso rispetto a quello che avviene nel bar.
Tutte le persone mi raccontano la loro esperienza con la Moka, che è davvero differente per ciascuno. E la Moka rappresenterà sempre per l’italiano e anche per lo straniero uno stile di vita. Un momento di aggregazione con la famiglia e gli amici. Diverso dalla velocità e praticità delle capsule.”
Ma esistono anche bar con la Moka
“Perché l’esperienza che una persona vive a livello domestico, vuole essere vissuta e replicata anche in altri luoghi e momenti nel corso della giornata. Ricostruendo la sensazione positiva che si vive a casa anche fuori.
Le faccio un esempio: riscoprire dei mestieri più antichi come il barbiere, rivivendo la gestualità di farsi la barba, è un momento quotidiano che di solito si vive a casa e che ora si vuole sperimentare anche in negozio. Lo stesso discorso è valido per la Moka: esci dall’ufficio, sei in viaggio, vuoi fermarti e provare di nuovo le sensazioni legate alla Moka.”
Siamo qui per parlare di Opera: serviva una macchina nuova?
Enrico Segner non ha dubbi: “Sì. L’innovazione dev’essere continua ed è una delle caratteristiche che qualifica Bialetti: la capacità di valorizzare esperienza e tradizione attraverso la novità e l’aggiornamento costante. Fattori che oggi sono necessari per restare sul mercato: nella ricerca, nello sviluppo di nuovi materiali e strumenti, sempre per poter assicurare al cliente un ottimo caffè.
Questo è uno dei nostri elementi cardine: abbiamo all’interno dell’azienda un forte dipartimento di ricerca e sviluppo che ha come obiettivo il miglioramento continuo.
Sia per quanto riguarda le macchine espresso che anche per le differenti linee di Moka.
Inoltre, la nuova macchina Opera rappresenta una vera novità.”
Assieme a Enrico Segner, parla Giuseppe Cittadini, ambassador Bialetti
“Il brand Bialetti spazia, come detto, dal rito italiano tradizionale del caffè, con Moka, all’innovazione di Opera. Caratterizzata come una macchina a cassettino: con un click otteniamo un caffè corposo e aromatico, con la capsula posizionata orizzontalmente. Il suo design ricorda poi un sipario che si apre sullo spettacolo della Gran Riserva.
Un caffè in cui spicca l’aroma fruttato della Miscela Gran Riserva con Etiopia Yirgacheffe, con un retrogusto floreale che lascia la bocca fresca. Impreziosendo il lancio di Opera. Si tratta di una scelta di gusto. Bialetti ha gli strumenti per portare 7 grammi di caffè, quelli della ricetta originale e non meno come propongono altri brand, nelle case di tutti, con un rapporto qualità prezzo interessante.”
“Parliamo di 37/38 centesimi per capsula. Nei nostri negozi poi le promozioni sono continue e volte a scoprire tutta l’Italia e i suoi gusti differenti, dal delicato all’intenso.
Abbiamo una scelta complessiva di capsule con 11 miscele di base e poi 3 varianti gourmet: cioccolato, vaniglia, nocciola
Parliamo di innovazione: sono caffè che contengono, ad esempio nella nocciola, un gusto
tostato. Offriamo poi anche infusi e tisane. Il vantaggio del cassettino è che può essere estratto ed esser lavato tranquillamente, così che nel passaggio da un infuso a un caffè non ci sia il rischio di contaminare il gusto.”
Una delle differenze importanti tra la capsula Bialetti e le altre sono i 7 grammi
La parola ancora a Giuseppe Cittadini: “Posso dire che con quest’azienda non solo offriamo la formula dei sette grammi dell’espresso (l’esatta quantità da bar), una scelta fatta in collaborazione con l’Inei, ma sosteniamo anche la scelta di utilizzare capsule in alluminio. Una decisione costosa, ma con un impatto ambientale minimo, compiuta ancor prima che la questione diventasse urgente.”
Questo perché nel dna di Bialetti da sempre c’è la sostenibilità
“Infatti, all’interno della nostra capsula, il caffè è racchiuso in carta alimentare, in modo tale che il prodotto non venga a contatto con l’alluminio. A questo proposito, sulla scatola è indicato la durata di 24 mesi a partire dal momento in cui viene prodotto. Garantiamo quindi il mantenimento di una fragranza inalterata nel tempo e la sicurezza finale al
consumatore.”
“Chi compra Opera e le capsule Bialetti, con un dispendio di energie mimino può degustare l’espresso da bar declinato in tutti i suoi sapori.”
Oltre che per il particolare del cassettino, il mercato aveva necessità di una macchina di questo tipo?
Riprende Enrico Segner: “Secondo noi sì. Il design di Opera è unico, interessante e si rifà ai valori di italianità e artisticità dell’opera lirica, quindi all’ingegno unico del made in Italy. Dietro alla realizzazione di Opera troviamo uno studio complesso portato avanti dal nostro ufficio stile interno. Per cui questa macchina è unica in termini di design, il quale è 100% made in Italy.
I primi clienti che la stanno incontrando nei nostri store in questi giorni, la stanno apprezzando per le sue forme e in tutti e tre i colori di lancio.”
Come fa il consumatore a scegliere questa macchina e questo prodotto, oltre che per la pubblicità?
Ancora Enrico Segner: “Noi puntiamo tutto su un aspetto importante che ci caratterizzerà dal 13 di ottobre. Abbiamo investito sulla formazione della nostra forza vendita, per comunicare vantaggi e benefici di questa macchina ai clienti nei nostri negozi. I consumatori avranno così la risposta a tutte le domande sulle caratteristiche di questo
prodotto.
La grande differenza che fanno i negozi è data dal personale, preparato e qualificato. Sia rispetto alle macchine che al caffè. Bialetti conta molto su questo, perché la diversità e qualità di Opera va presentata ai consumatori con consapevolezza.”
Opera al lancio ha un prezzo basso, di 39,90 e poi sul mercato 49,90
“Sì. È accessibile soprattutto se ci confrontiamo col resto del mercato. La nostra logica è stata quella di allargare la base clienti e solo successivamente l’offerta delle macchine. Attraverso un target ampliato e composto anche da clienti oggi ancora distanti, vorremmo creare nuova fidelizzazione e continuità sulle fondamenta dell’acquisto delle capsule. E poi tramite la presentazione di altre novità del 2020.”
“L’innovazione, ripeto, non si ferma e ci saranno delle proposte nuove per il prossimo anno. Anche a Host, ci saremo. Ma ancora non saranno mostrate le ulteriori sorprese. A Natale saranno presentate invece le nuove linee dedicate alla festa. Innovative in termini di colori. L’anno prossimo, a partire dal mese di marzo, ci saranno anche nuove miscele.”
Puntate oltre che al consumatore finale anche a piccole comunità come gli uffici e il mercato Ocs?
Risponde Enrico Segner: “C’è un progetto in atto. Oggi il focus però, per quanto riguarda la parte retail, è sullo sviluppo della base di clienti attraverso azioni locali svolte attorno ai principali negozi e contattando i liberi professionisti e le strutture su cui installare le nostre macchine.”
Un’ultima domanda a Enrico Segner: chi l’ha disegnata Opera?
“Per ora è un segreto. Si tratta di un ufficio sviluppo interno. Opera…è opera nostra“