PALLANZA (Verbania) – Dalla sua splendida villa a Pallanza, sul Lago Maggiore, Renato Bialetti sfoglia l’album dei ricordi. Immagini che hanno fermato il tempo e lo ritraggono con Papi e Capi di Stato, capitani di Industria e personaggi dello spettacolo.
Tutti con la sua caffettiera. C’è una foto della quale Bialetti è però orgoglioso. Lui non c’è e anche i personaggi sono sconosciuti. La foto ritrae un gruppo di beduini del deserto seduti a cerchio accanto a un fuoco acceso con al centro la sua caffettiera: la Moka Bialetti.
Compie 80 anni la Moka e li festeggia nella città dove è nata – Omegna, sulle rive del lago d’Orta – e che è diventata la patria del casalingo cusiano. Il programma è ricco di iniziative, tutte proposte dal Forum-Museo del casalingo. Il momento clou è stato il 31 agosto quando si è tenuta una vera festa di compleanno con la città di Omegna, che per un giorno si è trasformata in “Città della Moka”: un “flash mob” in cui tutti i cittadini erano invitati con la loro caffettiera, meglio se più vecchia e antica possibile.
Il forum, nel cui museo è raccontata la storia della più celebre caffettiera del mondo, ha predisposto percorsi guidati, ludici e artistici, culturali e musicali e naturalmente con degustazioni di caffè. La manifestazione è inserita nell’ambito della rassegna ‘caffè 33’ in ricordo dell’anno di nascita ufficiale della caffettiera Bialetti, il 1933. Un percorso che si completa con la presenza espositiva che arriva agli oggetti e alle caffettiere di Alessi. Opera d’arte da portare in tavola, unica e inimitabile, resta la Moka inventata da Alfonso Bialetti.
Sabato 31 agosto, l’intera città di Omegna, (dove oltre alla caffettiera Moka è nato anche Gianni Rodari), l’aria era intrisa di profumo di caffè e tutti i locali pubblici omegnesi, bar, ristoranti, pasticcerie, panetterie e gelaterie, hanno servito prodotti a base di caffè.
È una storia tutta italiana quella della Moka, anzi è la storia di un pezzo di Italia che ha conquistato il mondo sino a diventare un simbolo del nostro Paese e del made in Italy. Moka, con quella singolare forma ottagonale è ormai sinonimo di caffettiera, ma pochi sanno come è nata. Storia e leggenda si mescolano e si vuole che Alfonso Bialetti ebbe l’intuizione di costruire una macchina per fare il caffè osservando le donne di Omegna che lavavano i panni sulla riva del lago utilizzando la lisciva che ‘bollendo’ saliva da un contenitore in alto dove c’erano i panni.
Alfonso Bialetti era un abile fonditore di alluminio, aveva imparato l’arte della fusione in Francia, e si mise al lavoro. Come tutte le invenzioni geniali all’inizio non ebbe fortuna. Fu Renato, il figlio, nel dopoguerra, a capire che il mondo stava cambiando e quel prodotto creato dal papà poteva contribuire al cambiamento del costume degli italiani.
Un’idea semplice e rivoluzionaria. In 80 anni la caffettiera nata sulle rive del lago d’Orta non è cambiata in nulla, come gli oggetti d’arte. Unico cambiamento è il manico: quando la realizzò Alfonso si usava il legno, adesso è di bachelite. Inimitabile anche se pluri-imitata è diventata un oggetto di culto e oggi la si trova nella collezione permanente della Triennale del museo del design di Milano e al Moma, il Museo di arte Moderna di New York. E’ stata prodotta in oltre 200 milioni di esemplari.
Oggi Renato Bialetti, novantenne, non è più al timone dell’azienda e la fabbrica ha anche lasciato Omegna acquistata, anni fa, prima da Faema e poi dal gruppo Ranzoni che però ha voluto mantenere non solo il marchio, ma ha dato il nome di Bialetti Industrie all’intera produzione.
Fonte: La Stampa