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giovedì 21 Novembre 2024
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Bergamo, il caffè d’asporto è un successo e spopola la tazzina di plastica

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MILANO – Tra le città più attesa alla ripresa della Fase 2 c’è Bergamo, la città che, con la provincia, ha sofferto e pagato di più l’emergenza Coronavirus. E la ripresa ha subito avuto i bar al centro dell’attenzione dei bergamachi perché l’espresso del bar era una delle richieste più profonde. Così fuori dai locali si sono viste molte code. Ma ci sono anche altre caffetterie che hanno deciso di non riaprire. Vediamo esattamente come è andata nell’articolo dell’edizione bergamasca del Corriere della Sera a firma di Armando Di Landro.

di Armando Di Landro

BERGAMO – La voglia di ripartire, o meglio di normalità, sembra assolutamente prevalere sulla paura, che comunque resta. C’è chi si scatta un selfie mentre beve il primo caffè al bar dopo quasi due mesi. O meglio fuori dal bar. Nel giro di un giorno la tazzina d’asporto sta già spopolando, nel centro di Bergamo, quasi un simbolo del desiderio di ricominciare e di scacciare via l’incubo.

Certo, tutto è cambiato, guanti e mascherine un po’ ovunque, le protezioni stesse sono ormai un elemento scontato e normale. Ma intanto fuori dai bar, dopo un caffè d’asporto e dopo aver buttato via la «tazzina» di plastica nel primo cestino, c’è chi si ferma ad accendersi una sigaretta.

È tarda mattinata e le librerie sono mezze piene, l’asse via Tasso-Sentierone-XX Settembre è tutto un passeggio. «Bisognava vedere alle 17.30 — dice la titolare di un bar proprio in via Tasso —. Era pieno di gente che sembrava sabato pomeriggio. Sì, c’era bel tempo, ma anche tanta voglia di stare in giro».

Il sindaco Giorgio Gori, in un’intervista al Corriere, ha dichiarato di avere il fiato sospeso, per questa riapertura, «anche se non si può non riaprire». Un pensiero che sembra rispecchiare quello degli stessi passanti e commercianti, in centro città. «Speriamo, dice un barista proprio da dietro il bancone, che non torni l’allarme per il contagio, se no altro che due mesi di chiusura. Chiudiamo del tutto».

 

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