Bazzara Caffè si unisce alla riflessione sullo stato del mondo del caffè nel Bel Paese scaturita dal programma REPORT andato in onda domenica sera (ne abbiamo parlato qui). Secondo l’azienda il problema non è solo Napoli e il suo caffè, ma è una problematica generalizzata in tutta la Penisola. Riportiamo di seguito le opinioni di Bazzara Caffè.
Bazzara analizza lo stato del caffè in Italia
TRIESTE – “Da sempre, noi Bazzara crediamo nell’importanza di arrivare tutti assieme a unire le forze e fare rete (con libri, articoli, divulgazione, formazione, e molto altro) nel comparto del caffè. E quindi riteniamo che la trasmissione di domenica sera non sia stata di grande aiuto in questo.
Sono state presentate due visioni forse opposte del mondo del caffè, mentre forse andava dato un segnale diverso e con maggior equità.
Cercare nei sobborghi di Napoli, in piccoli bar, l’eccellenza, trovata invece in persone di alto livello, trainer, formatori, aziende che conosciamo da decenni per la loro alta professionalità e capacità, non aiuta molto.
Continuare poi a criticare anche il senso di come a Napoli piace vivere il caffè non lo riteniamo opportuno. Noi tutti dobbiamo tanto alla Napoli del caffè, innanzitutto per l’amore e la meraviglia con cui i napoletani ben legano il nostro elisir a quanto di più piacevole la vita ci offre: la musica, il teatro e la loro stupenda accoglienza.
Se vado poi in un ristorante stellato a prendere un calice di vino non solo lo pagherò di più, ma probabilmente il servizio sarà diverso da quello servito nel bar di un piccolo paese. È innegabile sì, che ci debba essere una naturale propensione verso l’eccellenza, facendo così progredire il nostro importante settore, ma questo parte dalla responsabilità che in primis abbiamo noi di settore, nel divulgare a 360 gradi, come da noi sempre ricordato, l’importanza, la complessità, la meraviglia che compone ciò che ruota attorno a una tazzina di espresso.
Non meno responsabilità vi è nei media, che se da un lato giustamente magnificano le nocciole del Piemonte, i vini bianchi del Friuli Venezia Giulia, il panettone di Milano, sempre troppa poca attenzione danno a un prodotto che considerano ingiustamente “venuto da lontano”.
Centinaia di chef ogni giorno glorificano piatti, ma dovremmo inchinarci pure di fronte a tanti nostri crudisti, torrefattori, formatori, micro roastery e baristi. Quando affronteranno con la dovuta costanza il tema caffè le trasmissioni televisive di maggior rilievo?
È chiaro che sarebbe bello e giusto che tutti i baristi facessero dei corsi di formazione presso le tante innovative scuole presenti sul nostro territorio, ma l’utopia è una cosa, la realtà è un’altra.
Ci vuole tempo, pazienza, costanza e… l’aiuto delle istituzioni (per fare un esempio, da quanto aspettiamo che, con grande impegno del Conte Giorgio Caballini di Sassoferrato, riconoscano il ruolo del nostro rito del caffè portandolo meritatamente nell’universo dell’Unesco?).
È banale infatti denigrare chi, ci auguriamo solo per ora, non si può permettere di chiudere il bar o investire il proprio denaro per fare dei corsi.
In conclusione, il problema non è solo Napoli e il suo caffè, ma è una problematica generalizzata in tutta la Penisola. È sempre sbagliato, quindi, fare di tutta l’erba un fascio e denigrare chi è debole e non preparato, non sempre per causa sua. È da ricordare infine che in tutta Italia, è possibile assaporare caffè ben estratti, dove l’eccellenza italiana fa da padrona”.