“Ci siamo adeguati all’aumento della materia prima e delle utenze e di conseguenza abbiamo aumentato, da due mesi, di dieci centesimi il costo del caffè – dichiara il 42enne Aldo di Jèrôme Argiro -. I clienti non l’hanno presa bene ma purtroppo l’aumento ha riguardato gran parte del nostro listino e anche i dolcetti costano dieci centesimi in più”.
Stesso discorso vale per Jèrôme Chocolat in Corso Cavour. Chi ci ha confermato i medesimi rincari applicati nell’altro punto vendita, ha preferito non dichiarare il proprio nome, ma ci ha mostrato il listino prezzi completo, da cui si evincono i dieci centesimi in più per il caffè.
Un aumento inevitabile
C’è poi chi si è mosso in anticipo e alzando l’asticella, come nel caso del bar Veronero in via Piccinni, il cui caffè costa un euro e venti, già da luglio, ovvero da quando “ci sono stati i primi aumenti della materia prima”, dice il barista.
Anche in questo caso, parte dei loro clienti ha storto il naso. “Ne abbiamo persi alcuni – afferma il barista – ma altri sono ritornati perché apprezzano la qualità del nostro caffè che non ritrovano in altri bar”.
E ci sono poi i bar che resistono, che pur accusando il colpo del caro bollette, ancora mantengono il costo del caffè a un euro. Preferiscono non indispettire la loro clientela ma piuttosto coccolarla e allo stesso tempo salvaguardare gli affari.
Una bevanda accessibile a tutti
“Il caffè è una bevanda nazionalpopolare e deve essere accessibile – dichiara Il 50enne Antonio Papagna del Caffè Vergnano in Via Piccinni – ed è allo stesso tempo un “trascinatore”: chi prende il caffè spesso prende anche un pasticcino o delle brioche, al banco e da portar via ed è lì che ritrovo il mio guadagno, sebbene oramai il caffè è arrivato a costare sei euro al chilo.”
“Ma il caffè deve essere di qualità – precisa Antonio – e i clienti si accorgono quando non lo è: alcuni baristi che definisco incoscienti, cercano di trarre profitto dalla tazzina, mischiando le miscele, allungandole con chicchi a basso costo”.
Ma ciò che consuma molto energia in un bar è proprio la macchinetta del caffè a cui si associa l’aumento del prodotto e le bollette che devono sostenere i baristi, arrivano a cifre vertiginose.
“Saremo prima o poi tutti costretti a far pagare il caffè un euro e venti – dice la 41enne Fabiana Mercurio del Bar Viola in corso Sonnino a Madonnella – qui costa ancora un euro ma se dovessi aumentarlo, probabilmente, la mia clientela non gradirebbe e potrebbe rinunciare al caffè al bar e lo prenderebbe solo a casa.”
“In più – prosegue – può sembrare una sciocchezza ma non lo è: dare novanta centesimi come resto per il caffè a un euro e dieci, comporta riempire di spiccioli i clienti, che potrebbero ulteriormente indispettirsi”.