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domenica 17 Novembre 2024
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Baravalle: «Lavazza accelera per un fatturato di 2,2 miliardi entro il 2020»

L' ad di Lavazza: "Più di metà dei ricavi arriva già dai mercati esteri Dopo Danimarca, Francia e Canada le acquisizioni continueranno anche in futuro a cominicare dal 2018: abbiamo pronti 700 milioni"

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MILANO – C’era il rischio di farsi schiacciare dai colossi, dai signori globali – Jab e Nestlé – che a colpi d’ acquisizioni hanno sconvolto il panorama mondiale del caffè.

Invece, spiega l’amministratore delegato Antonio Baravalle (FOTO), un lungo passato nell’automotive, il gruppo Lavazza ha scelto di combattere.

Scommettendo sull’Italia, anzi su Torino, dove è appena nata Nuvola, il nuovo centro direzionale dell’azienda, e facendo shopping nel mondo «per giocare tra i grandi»: prima la Danimarca, poi la Francia, oggi il Canada.

I risultati sono arrivati: il 2016 è andato in archivio con un fatturato che sfiora i 2 miliardi di euro, la quota di ricavi che arriva dai mercati esteri supera il 60 per cento. E i viaggi su e giù per il pianeta a caccia di partner non sono ancora finiti.

La cassa dice che si può puntare a crescere – ci sono almeno 700 milioni di euro – le fondamenta solide potrebbero garantire nuove risorse dal mercato: con l’emissione di un bond, ci sarebbe la possibilità di mettere sul tavolo un altro miliardo e mezzo.

Baravalle, dopo le operazioni con Carte Noire e Merrild avete appena acquisito la canadese Kicking Horse Coffee, specializzata nel caffè biologico ed equo-sostenibile. Che cosa porterà al vostro gruppo?

«Questa acquisizione rappresenta un passo importante per la nostra strategia di sviluppo negli Stati Uniti e Canada, mercati chiave. È un marchio con un posizionamento molto forte e distintivo, con il cuore nel segmento del caffè organico e “fair trade” che in Canada vale già il 10 per cento dei consumi e negli Usa il 2 per cento».

Sono numeri di nicchia…

«Oggi sì, ma con trend di crescita importanti a doppia cifra e con una grande penetrazione tra i Millennials, gruppo con una forte predilezione per il biologico. Negli Usa il 30% consuma solo prodotti certificati bio. Con questa acquisizione, Lavazza potrà fare leva sulla competenza e le potenzialità di crescita di Kicking Horse Coffee per incrementare la sua quota nei mercati canadese e nordamericano».

Lo shopping va avanti?

«Nel 2016 abbiamo fatto un passo importante sul terreno della crescita internazionale, registrando un aumento di quasi il 30% nel fatturato del gruppo con l’ obiettivo di rimanere indipendenti e giocare un ruolo importante nel mercato globale del caffè. Questo risultato ci permetterà di competere direttamente con i grandi protagonisti del settore e per farlo continueremo a valutare nuove opportunità, ricercando i “local jewels”, come Kicking Horse Coffee purché coerenti con la nostra strategia globale».

Vi sarete fissati degli obiettivi di crescita…

«L’ obiettivo è superare i 2,2 miliardi di fatturato nel 2020, e per farlo continueremo a spingere fortissimo su Lavazza. Dall’ altra parte, ci guardiamo intorno, analizzando i mercati chiave per il gruppo».

In Italia si è da poco affacciato Starbucks. Come risponderete?

«Affrontare il mercato italiano, patria mondiale del caffè espresso, rappresenta indubbiamente una grande sfida. E riteniamo che una scelta simile completi naturalmente il percorso di globalizzazione intrapreso da Starbucks.

Confrontarsi direttamente con la cultura dell’espresso italiano e con i suoi 130.000 operatori non potrà che innalzare la qualità e lo standard della nostra categoria. Sia in Italia sia nel suo processo di diffusione mondiale. In quest’ ottica si inserisce il programma di apertura nel cuore di Milano del nostro primo “flagship”.

Sarà un luogo dove poter vivere l’esperienza Lavazza a 360° gradi. E in cui si incontreranno creatività, innovazione, il caffè e i suoi appassionati».

Per competere il vicepresidente Giuseppe Lavazza ha parlato della possibilità di realizzare un polo italiano del caffè …

«Non si può prescindere dal fatto che il nostro Paese sia la patria del caffè. In quest’ ottica ci siamo sempre adoperati per promuovere e sviluppare progetti congiunti con altri operatori italiani. Come quello realizzato con Illy per esempio, sullo studio del genoma del caffè arabica».

La strada degli accordi commerciali, come quello siglato con Coca Cola Ellenic, proseguirà?

«L’ accordo commerciale tra Lavazza e Coca Cola Ellenic, iniziato nel 2016 in Grecia, sta proseguendo con ottimi risultati. Anche in altri paesi dell’Est Europa. Una partnership commerciale che fa leva sulla complementarietà delle due aziende. Con l’obiettivo di creare nuove opportunità di sviluppo per il business dei due marchi».

Piazza Affari resta un tabù?

«Non ne abbiamo bisogno. Stiamo preparando l’azienda per essere sicuri che, nel 2018, possiamo giocarci tutti gli scenari possibili».

Giuseppe Bottero

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