MILANO – Il settore dei pubblici esercizi sta vivendo un periodo critico, che colpisce molti locali costretti a chiudere a causa delle conseguenze portate dalla pandemia. Chi resiste vende drasticamente ridotti i fatturati. I motivi sono tanti, così come le spese e sopravvive chi riesce e mettersi in gioco trovando nuovi modi di intendere il bar come spazio in cui restare, e recuperare le abitudini pre Covid.
Questi luoghi di fruizione oggi non sono più solo il famoso “third place” tra casa e lavoro, anzi, ormai coincidono proprio con un ufficio. Soprattutto adesso che molti uffici sono chiusi e la modalità dello smartworking sta spopolando tra le aziende. Uscire di casa e sedersi in un posto accogliente e comunque sicuro, può esser stimolante.
La dimostrazione di questa nuova tendenza è la città di Milano, dove, oltre Starbucks, gli esempi di posti in cui i freelance possono sostare per smaltire le loro dead line sono tanti. Vediamone alcuni, con l’articolo di Andrea Guolo per bom.panbianconews.com.
Bar italiani in metamorfosi
Avreste mai pensato di poter aprire il vostro laptop all’Esselunga e mettervi a lavorare in piena tranquillità, tra i macaron di Elisenda e la gente che fa la spesa? I tempi cambiano e anche la catena di supermercati più diffusa a Milano si è adeguata. Come del resto avevano già fatto altri competitor della grande distribuzione sulla piazza cittadina, a partire dal gettonatissimo Carrefour Express Urban Life.
Insomma, l’inaugurazione di La Esse in Corso Italia, celebrata nei giorni scorsi, abbraccia uno stile di vita, quello della destrutturazione dell’ufficio
Oggi si lavora (quasi) sempre e lo si fa (quasi) ovunque, possibilmente in spazi dove si ha a disposizione un buon caffè e qualcosa da accompagnare. Il bar è diventato l’ufficio diffuso per antonomasia e i locali mettono ben volentieri a disposizione prese elettriche e connessioni wi-fi ai loro clienti. Perché, con l’eccezione delle ore di punta alias ore pasti, la presenza prolungata di gente al tavolo non è più un problema. Vige una delle più antiche regole del marketing: gente chiama gente.
Il bar è tornato a essere il luogo dove trascorrere il proprio tempo
Non più per eccedere nell’alcol o per giocare a carte come in passato, ma per lavorare, organizzare meeting o semplicemente rispondere alle mail, aggiornare i social; riordinare le idee. Ed è successo anche prima dell’arrivo a Milano di Starbucks, che sotto il Duomo ha portato non solo una bella serie di locali, ma anche la sua filosofia di “terzo luogo”. Come ricorda il general manager di Starbucks Italia, Vincenzo Catrambone: “È quello che Starbucks definisce il suo essere the third place, il terzo posto tra casa e lavoro. Un luogo da vivere come meeting point”.
Prima che arrivasse Starbucks, da Red di Feltrinelli si potevano notare già gruppi di studenti con i libri sul tavolo, o di professionisti con i pc in funzione nel locale di Porta Nuova o in quello di Corso Garibaldi. Per non parlare del Moleskine Cafè, sempre in Garibaldi; o di Cascina Cuccagna all’angolo con via Muratori, dove con la bella stagione è un piacere lavorare sorseggiando un drink all’aperto.
A dire il vero c’è l’imbarazzo della scelta in città
Tra luoghi ideati in chiave coworking and drinking e altri che sono nati solo per funzioni di caffetteria o ristorazione, ma che nelle ore intermedie sono perfetti per lavorare in santa pace. Tra i primi possiamo citare Coffice Milano in via Olona (zona Sant’Ambrogio). Che offre non solo la possibilità di sorseggiare caffè e togliersi l’appetito lavorando e pagando un prezzo orario per la permanenza, ma anche la prenotazione online di salette per meeting privati.
Oppure Open in viale Montenero, che nelle sue postazioni mette a disposizione anche le stampanti. Tra le location più gettonate compare anche la Santeria in via Paladini, social club concepito come spazio per attività culturali e sociali. Ma che offre naturalmente spazi per lavorare con un bar di supporto.
Un coworking quasi naturale è l’antica libreria
Oggi le principali dispongono di servizi di caffetteria e il silenzio che in genere caratterizza questi luoghi è un alleato naturale per la concentrazione, ma certamente c’è il limite della conversazione telefonica: basta però silenziare lo smartphone e nessuno vi guarderà male. Oltre a Red, che come dice il nome nasce con le funzioni read-eat-dream, troviamo ad esempio Gogol & Company in via Savona oppure la libreria-bar Verso in Porta Ticinese.
Ci sono Lapsus in via Meda e la Libreria del Mondo Offeso in piazza San Simpliciano. Ma anche diversi negozi si prestano alla funzione smart working. Un esempio? Tenoha in via Vigevano, che offre una coworking area tra ramen e oggetti di ispirazione nipponica in vendita alla clientela.