domenica 22 Dicembre 2024
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Bar Stradivari, nella Val di Fiemme, la prima caffetteria inclusiva per famiglie con bambini: “Per i genitori, è un’impresa mangiare fuori”

La titolare: "Abbiamo osservato le idee all’estero che hanno già sviluppato questo formato che era da importare e abbiamo deciso: il locale si presta a questo concept, non è nel centro del Paese e ha un bello spazio fuori pedonale. Siamo partiti così.”

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MILANO – In un mondo della ristorazione, dove addirittura la Guida Michelin consiglia come regola di base da far rispettare dai gestori quella di mantenere seduti i bambini sino ai 12 anni per non disturbare gli altri clienti e lo stesso personale, ci sono realtà che propongono un servizio proprio all’opposto. Così nasce Bar Stradivari, il posto studiato per far sentire a proprio agio le famiglie con bambini, a Tesero, in val di Fiemme in provincia di Trento.

Bar Stradivari: l’inaugurazione recente, risposta alle esigenze di genitori e piccini

Racconta Giulia, che insieme a suo marito ha preso in gestione una classica caffetteria per trasformarlo in un concept inclusivo: “Tante persone sono già venute a trovarci, tra amici nuovi e anche vecchi. Io e mio marito avevamo già un’attività in gestione da 5 anni. Poi è nata Arianna e ci siamo resi conto che sia per noi che per gli altri genitori era un’impresa consumare fuori casa: fare aperitivo in tranquillità era piuttosto difficile, tra gli spazi inadeguati e diversi gestori poco disponibili ad accoglierci con i bambini.

Così, nella pausa del Covid ci siamo organizzati per aprire insieme un nostro locale e iniziare la nostra nuova vita. Quando abbiamo letto il bando del comune di Tesero, avviato per prendere la gestione del Bar Stradivari, ci siamo fatti qualche conto e abbiamo deciso di buttarci.

Abbiamo osservato le idee all’estero che hanno già sviluppato questo formato che era da importare e abbiamo deciso: il locale si presta a questo concept, non è nel centro del Paese e ha un bello spazio fuori pedonale. Siamo partiti così.”

Ma cosa si trova in un bar come il vostro, in cui tutti sono benvenuti?

“Da mamma di una bambina di 4 anni e di uno di dieci mesi so perfettamente di cosa c’è bisogno in un locale: innanzitutto un fasciatoio a disposizione in bagno, uno sgabellino, delle salviettine igienizzanti. Poi il posto dev’esser riscaldato, pulito, con un o spazio per allattare. Abbiamo un carrellino con i pastelli, fogli e pennarelli, giochi per i bambini più piccoli, dalle bambole ai peluche. Abbiamo posizionato anche dei tavolini più bassi sia dentro che fuori.

Quello che serve per i genitori e i piccini (foto concessa)

Abbiamo un menù che funziona per tutti, con qualcosa che piace ad ogni età adattabile anche ai bambini. Ci sono anche i pannolini. Sono tutti spazi condivisi con la parte destra riservata alla clientela più classica. Vorremo anche ottenere l’attestato dell’Unicef, per risultare parte di una rete dei luoghi a disposizione delle donne che hanno bisogno di un punto di appoggio con i propri figli per cambiarli e allattarli senza l’obbligo di consumazione.

Era una valle a vocazione turistica, ma un bar pensato proprio così mancava.”

Il Bar Stradivari quindi è un po’ controcorrente rispetto ai childfree

“Ognuno è libero poi di gestire al meglio il proprio locale, ma è importante che anche le famiglie passino dei pomeriggi insieme in un locale. Da Bar Stradivari questo è possibile ed è un servizio che mi sarebbe piaciuto avere per me stessa da cliente. E poi… i bambini portano vita e gioia.”

Ci parla del vostro caffè?

“Abbiamo scelto Manuel Caffè con cui collaboravamo già da prima, che ci fornisce la miscela Capriccio, 80% robusta e 20% arabica, che si colloca in una fascia alta e vendiamo ad un euro e venti. Va bene così: qui in valle si arriva anche a pagarne 1.50.

Prepariamo l’espresso con una La Spaziale e un macinino Ceado on demand. Abbiamo scelto la formula del comodato d’uso perché ci offre la possibilità di avere una buona macchina, moderna, con l’assistenza garantita. Poi noi abbiamo scelto prima il caffè e poi ci siamo orientati con la selezione della macchina.

La stessa cura avviene per il resto della nostra offerta, dal latte fresco locale del Caseificio di Cavalese, il Fresca Fiemme, il pane dal Panificio Merler, gli affettati di Tito Speck. Prepariamo anche il brunch dalle 10.30 alle 13.30 la domenica. Non mancano i gelati e le coppe con frutta e e panna fresca

Avete avuto problemi con il personale?

“Noi siamo aperti dalle 7.30 alle 21 e dividiamo queste ore tra me, che sono la titolare, e da un’altra ragazza.

Abbiamo offerto un buon stipendio e quindi non abbiamo avuto problemi a trovare dei candidati. Questa per noi è la prima stagione di prova e partiamo da zero. Più avanti movimenteremo la scena con collaborazioni con alcune aziende, una cartoleria, un ristorante per l’inclusione.

Continueremo ovviamente a mantenere focus sui bambini, per ora concentrandoci sulla fascia fino ai 4/6 anni per poi allargarci agli adolescenti. Abbiamo altri progetti per il futuro. Ad esempio siamo vicini a un fiume e vorremmo dare una forma più precisa, coinvolgendo la terrazza e piazzando una sauna con una tinozza per l’idromassaggio. Metteremo a punto un progetto verde.”

Per il Bar Stradivari sarà un vantaggio o no, la scelta di accogliere i più piccoli?

Dentro il Bar Stradivari (foto concessa)

“Il punto è che al Bar Stradivari possiamo ospitare entrambe le categorie di clientela. Non siamo in una metropoli in cui c’è tanta offerta di locali, quindi questo bar è un family bar, che però non soltanto per bambini. Faccio un esempio che è capitato di recente: un sabato mattina, dato che qui vicino ci sono anche delle stalle, sono arrivate da noi due ragazze a cavallo per bere un caffè.”

E da gestore, ne vale la pena occuparsi di un progetto così particolare?

“Risponderò a questa domanda a settembre – scherza Giulia – Ma per il momento sono convinta della mia scelta. Abbiamo portato al Bar Stradivari anche i nostri figli, facendo delle prove con Arianna di quasi 5 anni che si è trattenuta e ha colorato nell’angolo dedicato ai bambini.

Devo dire comunque che non si può fare tutto da sola: sono mamma, titolare e barista, ma c’è anche un padre, un marito, un compagno che mi sostiene e fa la sua parte in casa e coi bambini. Ho cercato al bar di formare un team al femminile, facendo lavorare delle mamme o addirittura nel caso di Ivana, una giovane nonna: le ho lasciato la possibilità di gestire il fine settimana con i nipoti e la figlia, quando si dà il cambio con un’altra ragazza. Credo fermamente che un dipendente felice è uno che lavora bene e quindi, mamme qui siete benvenute in ogni modo.”

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