COMO – Il denaro conta. La coscienza conta ancora di più. Chi si oppone alle macchinette mangiasoldi dà più importanza alla coscienza. Perché non è vero, come dicevano i latini, che “pecunia non olet”. Puzza eccome, il denaro, se arriva dalle tragedie altrui e c’è chi questo odore non vuole sentirlo. Per questo i bar slot free sono saliti già 59. Angela Cuomo del bar Caffe & Caffè di via Luini 27 fa parte dei titolari che dicono no: «Io le macchinette non le ho mai avute e non le voglio. Sento tante storie che mi fanno rabbrividire. Gente che si rovina e fa debiti per colpa delle slot. Ammettiamo che io ceda e mi faccia dare le macchinette (cosa che non farò mai) e dopo cosa faccio? Sto lì a guardare i miei clienti che stanno male e si rovinano?».
La pensano così anche negli altri bar slot free
A Como si sono aggiunti: il pub Hemingway 1988 di via Filippo Juvara 16; il Caffè & Caffè di Angela Cuolo di via Luini 27; il bar pasticceria Vittoria di largo Leopardi 2.Nel Canturino: il bar Caffecchio di piazza Orombelli e contadini di Fecchio (Cantù), il Caffè Modà in via General Cantore 2\B (Vighizzolo di Cantù) e Red Kiss in largo Adua 15/B di Cantù). Nel zona del lago: bar il Sagittario di Laglio e bar Ciuffo in località Calvasino a Lezzeno. Infine nell’erbese il bar Crosina in località Buccinigo (Erba).
Per segnalare i bar che hanno scelto di non aprire la porta alle slot è possibile scrivere una mail aredcronaca@laprovincia.it
Con il nome del locale, l’indirizzo, il nome del titolare e il perché della scelta. Roberta Smaniotto è la presidente dell’associazione Azzardo e nuove dipendenze (And), nata a Varese, con un ambulatorio a Como, aperto a novembre, dove sono in cura anche giocatori di Lecco, Sondrio e Monza. Spiega che i giocatori «escono letteralmente fuori di testa se non possono giocare, che abbiano 70 o 20 anni».
Ecco perché ci sono donne che si prostituiscono per pagare i debiti, nonne che si giocano la pensione e uomini che hanno debiti con finanziarie o strozzini
La Smaniotto e i suoi collaboratori li vedono ogni giorno, questi casi, tra i 40 in cura a Como (ogni giorno telefona un nuovo caso).
«Chi gioca è un insospettabile, può essere il vicino o il collega – spiega la presidente -. Di solito non ha altre dipendenze e non ha mai avuto problemi in vita sua. Dalla prima vincita, magari 300 euro con 2 euro, si innesta un meccanismo che lo porta a rigiocare. E poi inizia la dipendenza».
«Quando arrivano da noi la situazione economica è un disastro, per questo li assistiamo anche dal punto di vista legale. Arrivano i parenti per primi, di solito. Arrivano ancora in pochi, a dir la verità, visto che i giocatori sono l’1% della popolazione. I nostri sono solo la punta dell’iceberg».
Il meccanismo che domina dei giocatori si basa sui pensieri erronei. «Se uno è sotto di 5mila euro, non pensa di ritirarsi. Ma insiste inseguendo una vincita che possa pareggiare». Chi vuole, può prendere appuntamento al numero dell’associazione 342-0974876. Fonte: La Provincia di Como