MILANO – Milano attraversata dalla paura per il Coronavirus: il panico sembra esser il primo e anche uno tra i pochi che trovano la voglia di farsi una passeggiata e sedersi ai tavoli dei locali. Bar, spazi pubblici, che soffrono di solitudine (e di incassi), costretti a chiudere prima per l’ordinanza della Regione. La confusione e la polemica si fa facilmente strada in questo clima semi apocalittico e i gestori sono i primi a farsi sentire. D’altronde, è vero che le perdite sono serie e la situazione non cambierà a breve. Ecco l’articolo da repubblica.it.
Locali milanesi: bar o ristorante? Questo è il problema
“Bar, locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento aperto al pubblico sono chiusi dalle ore 18 alle ore 6; verranno definite misure per evitare assembramenti in tali locali”: l’ordinanza della Regione Lombardia che da domenica sera ha dettato le regole per l’emergenza coronavirus recita così.
Ma per molti esercenti i dubbi sono nati subito: perché non tutti hanno una sola attività al loro interno e – al di là del comprensibile timore per la ricaduta economica della situazione che ha portato alcuni a tenere aperto il locale anche ieri sera – molti si chiedono davvero come comportarsi.
Lo chiede anche Lino Stoppani, presidente di Epam:
“C’è molta preoccupazione in tutto il settore. Abbiamo tre fronti diversi. Le discoteche e i locali notturni che solo a Milano sono un centinaio sono chiusi e per loro chiediamo che possa valere l’utilizzo dei contributi per lo spettacolo a cui accedono cinema e teatri. Per i bar ci sono problemi di interpretazione dell’ordinanza della Regione: che cosa si intende per bar e che cosa si intende per ristorante visto che la nostra è un’unica categoria di pubblici esercizi? In questa domanda sta l’incertezza i chi non sa se deve chiudere o no alle 18.
Infine i ristoranti: sono aperti ma, solo tra sabato e domenica scorsi, ci sono attività che hanno perso dal 30 al 50 per cento”.
Il centro studi Fipe stima in questi giorni una perdita per tutti i pubblici esercizi di Milano (discoteche, bar, ristoranti, tutti i pubblici esercizi coinvolti, tra chiusure serali e diminuzione di clientela) di 3 milioni al giorno
Coronavirus, alle 18 chiude la Milano da bere: “Ci costa ma è un dovere, anche se poi i ristoranti sono aperti. “A loro risponde con un post su Facebook l’assessora alle Attività produttive di Milano Cristina Tajani. “Moltissimi operatori ci stanno contattando in queste ore per avere delucidazioni circa l’ordinanza regionale che chiude i bar a partire dalle 18 e consente ai ristoranti di rimanere aperti.
Abbiamo chiesto con insistenza a Regione Lombardia delucidazioni.
Ecco i dettagli della risposta:
“I gestori di esercizi commerciali che prevedono al proprio interno più attività (ad esempio hotel con bar, ristorante con bar, locali da ballo con ristorante etc…) devono seguire le regole previste per le singole attività commerciali. Ovvero, bar, locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento aperto al pubblico sono chiusi tutti i giorni dalle ore 18 alle ore 6.
È fatta eccezione per i bar all’interno di hotel che restano comunque aperti per garantire il servizio ai soli ospiti della struttura. Altresì i bar dei ristoranti restano attivi per il solo servizio di supporto alla ristorazione. In linea generale si invitano i gestori delle attività commerciali a mettere in atto tutte le misure necessarie per evitare nei propri locali gli assembramenti a rischio.”